Il numero uno del Sindacato Infermieri Italiani: «Accogliamo con piacere e fiducia la nuova proposta legislativa, che peraltro sarebbe stato coerente approvare prima di individuare le risorse umane attraverso il Decreto Valorizzazione. Occorrono una serie di norme strutturali, che regolamentino a livello nazionale la nuova fondamentale figura professionale destinata a rivoluzionare in positivo il nostro sistema sanitario»
ROMA – La Commissione Sanità del Senato ha deciso di convocare, domani, martedì 23 giugno 2020, il Presidente del Sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, per un’audizione da tenere in relazione al nuovo disegno di legge sull’Infermiere di Famiglia n. 1346.
Le battaglie portate avanti negli ultimi mesi dall’organismo di categoria, finalizzate a raccontare ai cittadini e agli organi di stampa, il valore di una nuova figura che, se inserita correttamente nel sistema sanitario italiano, potrebbe finalmente attuare l’agognata rivoluzione positiva, sono state ritenute importanti per proseguire nel corretto iter di chiarimenti e approfondimenti che porteranno alla messa in opera del progetto legislativo.
«Un onore e una responsabilità, esordisce De Palma, essere convocato in parlamento per relazionare ai Senatori interessati su un argomento così delicato e nello stesso tempo complesso, intorno al quale vanno puntualizzati una serie di approfondimenti idonei a far sì che la legge colga esattamente gli obiettivi attesi dalla collettività. Come sindacato non possiamo che accogliere favorevolmente una legge, dice il Presidente del Nursing Up, ma sarebbe stato indispensabile, come invece è accaduto, non partire dalla coda. Sto dicendo che, prima di mettere in atto attraverso il Decreto Valorizzazione, l’assunzione di 8 infermieri ogni 50mila unità di cittadini, ovvero circa 9700 nuove figure professionali, sarebbe stato opportuno adottare, per legge appunto, delle norme che potessero sostenere adeguatamente le previsioni contenute nel citato decreto, e quindi creare perimetri di regolamentazione a livello nazionale, per l’inserimento dell’infermiere di famiglia nel nostro sistema sanitario. Tutto questo è necessario, se si vuole evitare che 20 sistemi regionali regolamentino, ognuno in maniera diversa, un servizio tanto importante in favore del cittadino. Tutto è possibile ancora, e se si deciderà di lavorare alacremente, approvando tempestivamente il disegno di legge del quale si parla, sarà ancora possibile ottimizzare e coordinare le norme tra di loro.
Insomma, sottolinea De Palma, le norme contenute nel disegno di legge, potrebbero essere fondamentali per creare le condizioni strutturali e perimetrali, di livello nazionale, atte ad accogliere le previsioni contenute nel decreto Valorizzazione, e consentendo in tal modo l’attivazione della figura dell’infermiere di famiglia in maniera uniforme ed integrata in tutte le regioni del territorio nazionale, ovviamente lasciando a queste ultime i propri alvei di intervento e di autonomia organizzativa e gestionale, come peraltro già accade con i medici di famiglia. Bisogna, inoltre, individuare, la tipologia e le caratteristiche delle prestazioni infermieristiche che rientrano nel mandato ed alveo di competenza del nuovo professionista, anche per il loro impatto sui livelli essenziali di assistenza e con una chiara premessa: l’infermiere di famiglia non è propriamente un infermiere che svolge assistenza domiciliare, sebbene l’assistenza infermieristica a domicilio possa essere una delle classi di attività che questa nuova figura è chiamata a garantire alla collettività . L’infermiere di famiglia prende in carico il paziente e garantisce gli interventi di competenza in integrazione multi professionale con gli altri specialisti sanitari.
Da ultimo, ma non per importanza, continua De Palma, bisogna creare un alveo contrattuale per questa nuova figura professionale, che sia distinto da quello del comparto sanità e che sia forte di un altrettanto solido riconoscimento giuridico. Anche qui, proprio per evitare che le 20 Regioni si muovano in ordine sparso e che non valorizzino fino in fondo le potenzialità del nuovo progetto sanitario, lo Stato deve fare la sua parte. Questo disegno di legge potrebbe essere lo strumento di elezione, ad esempio attraverso, disposizioni atte a creare un contratto nazionale di lavoro specifico per l’infermiere di famiglia, alla stregua di quello esistente per i medici di medicina generale.
Insomma, conclude De Palma, bisogna strutturare un rigoroso percorso che consenta all’ infermiere di famiglia di essere un professionista in grado di offrire assistenza a 360 gradi, di interagire a livello multi professionale con le altre figure del sistema sanitario e di costruire servizi innovativi in favore del cittadino.