Ripristinare la figura del medico scolastico negli istituti del Lazio e’ uno dei punti previsti in un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale. Una proposta che era stata gia’ avanzata dall’ex ministra della Salute, Giulia Grillo, nel 2019 oggi tornata alle cronache.
“E’ una notizia assolutamente positiva. Credo che questa figura dovrebbe essere istituita a prescindere dall’emergenza Covid-19- ha commentato Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, intervistato dalla Dire- Questo medico diventerebbe un referente al quale chiedere informazioni, e non mi riferisco solo alle norme igieniche o ‘limitarsi’ a svolgere una visita per sincerarsi se il ragazzo o la ragazza stanno bene, ma piuttosto credo che potrebbe essere una voce autorevole che si occuperebbe di educazione sanitaria, che va impartita sin da piccoli. Potrebbe intercettare se un bambino soffre di qualche disturbo e un ragazzo potrebbe anche rivolgersi a lui per parlare di argomenti magari imbarazzanti con i genitori. Insomma, sarei contento se i miei figli avessero una figura di riferimento all’interno della loro scuola”.
“Sembrano cose sciocche- ha continuato Magi parlando del medico scolastico- ma e’ utile che un professionista insegni in eta’ scolare come lavarsi le mani, disinfettarsi, e direi, nelle scuole superiori, anche sapere effettuare le manovre per la disostruzione delle vie aeree e di rianimazione cardiaca. Negli Stati Uniti, ad esempio, e’ obbligatorio seguire questi corsi, senza cui non si puo’ conseguire la maturita’. Questo per fare in modo che ogni persona sia preparata a intervenire in caso di urgenze”.
Assodata l’utilita’ della presenza presenza del medico, che tipo di professionista dovrebbe essere? “Per quanto riguarda l’eta’ dell’infanzia- ha sottolineato Magi- deve essere un esperto dell’eta’ evolutiva. Potrebbe andare bene anche un medico di medicina generale che abbia maturato esperienza in tal senso”.
E poi, secondo Magi, l’introduzione di questa figura “puo’ rappresentare la svolta per tutti quei medici che sono bloccati nell’imbuto formativo e che in questo momento non possono accedere alle scuole di specializzazione e nemmeno nella scuola di medicina generale. Sono molti i colleghi che in questo momento che non lavorano perche’ non essendo specializzati non possono entrare nel Ssn. Parlo del famoso ‘imbuto formativo’ dei ‘camici grigi’ che sono ben 15mila in Italia”.