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Sileri: a scuola la sorveglianza è ora la fase più importante

ROMA – Il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, prova a sciolgiere i dubbi che si affollano sulla riapertura della scuola. E punta forte sulla sorveglianza.  “Se uno studente dovesse risultare positivo – spiega in un’intervista a Radio Anch’io – deve essere isolato, deve fare il tampone e poi si procederà a fare i tamponi a coloro che sono all’interno di quella classe”. E ancora: “Noi e anche la stampa ci siamo concentrati su tutto ciò che è la prevenzione – ha affermato Sileri – cioè la distanza, le mascherine e il lavaggio delle mani, ma la sorveglianza è ora la fase più importante”. C’è poi il problema degli insegnanti cosidetti fragili che non posso esposti a inutili rischi di contagio.

“Sui professori fragili c’è già un documento che li tutela, è tutto affidato al medico della Asl e dell’Inail: verrà valutato caso per caso”, spiega il viceministro. C’è anche il problema dei controlli per gli insegnanti che invece si recheranno in classe. “Alcuni professori prenotano il test sierologico alla Asl, ma passano giorni prima che vengano chiamati? Bisogna velocizzare la procedura, ma questo non accade in tutte le regioni”. Serve quindi snellire le procedure il più possibile. Sileri, sempre parlando a Radio Uno, ribadisce anche le regole e le soluzioni sui mezzi che trasporteranno gli studenti nelle classi: “Sui trasporti si può aumentare la capienza: se si rispettano le regole, si usano disinfettante per le mani e la mascherina, soprattutto per i tragitti che non sono lunghi il rischio è basso. Sui trasporti si è detto anche troppo: distanza, mascherina e lavaggio mani sono più che sufficienti”.

Problema controlli e contact tracing

“Sui tamponi si sta facendo sempre di più, il numero sta crescendo”, dice Sileri. “Ma durante la stagione autunnale e invernale gireranno altri virus e sarà necessario avere una potenza di fuoco maggiore. Si può arrivare a 300mila test al giorno e forse qualcosa di più nelle prossime settimane, non serve oggi”. E ancora. “Pochi download della app Immuni? C’è un problema pratico in alcune circostanze, ma in Italia ci sono 80 milioni di telefonini: speriamo di arrivare almeno a 10 milioni. Se tutti avessero Immuni, il contact tracing sarebbe più facile e lo Stato risparmierebbe”. “Faccio un esempio – continua Sileri -. Entri in un ristorante, scopri di essere positivo dopo 14 giorni: è vero che il ristorante dovrebbe prendere i numeri di telefono di tutti, ma è difficile ricordare chi era a stretto contatto. In quel caso allora dovrebbero essere messi in quarantena tutte le persone presenti anche se non servirebbe. Con l’applicazione si può fare il tampone solo a soggetti selezionati: Immuni è sinonimo di libertà, la libertà di non dovere andare in quarantena se non si è stato a stretto contatto con un positivo”.

Fonte www.repubblica.it

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