Le indagini della Procura di Roma ora puntano ad accertare se esiste una ‘rete’ attorno all’attività del capitano di fregata Walter Biot, in carcere con l’accusa di spionaggio. Un network di possibili complici ma anche di eventuali terminali del suo lavoro, ovvero altri destinatari delle carte classificate che Biot, almeno tre volte come testimoniano altrettanti video, ha trafugato.
Le indagini dovranno ora “accertare ulteriori soggetti coinvolti” e individuare i “reali destinatari” del materiale segreto consegnato al militare russo che godeva di immunità diplomatica. Lo evidenzia un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma Antonella Minunni nei confronti di Biot. Al momento l’unica persona iscritta nel registro degli indagati è il militare della Marina che si trova attualmente nel carcere di Regina Coeli. Obiettivo degli inquirenti, anche grazie all’analisi dei supporti digitali, telefoni cellulari e pc sequestrati a Biot, è delineare il perimetro in cui si muoveva e accertare, eventualmente, l’esistenza di complici che abbiano favorito l’attività di spionaggio. Attività che potrebbe risalire nel tempo ma che è stata “documentata” dal 18 marzo scorso quando lo Stato Maggiore della Difesa ha piazzato nell’ufficio del militare una telecamere nascosta e che immortalato almeno 3 episodi illeciti.
In base a quanto accertato l’indagato lavorava da anni nell’ufficio che gestisce documenti coperti da segreti e preordinati alla sicurezza dello Stato. Un ruolo delicato e di responsabilità tanto che Biot era munito del Nos, il nulla osta di sicurezza che abilita al trattamento di informazioni classificate dal grado riservatissimo fino al massimo grado segretissimo. Tra le sue competenze anche atti sulle proiezioni degli assetti italiani della Difesa in teatri operativi esteri e operazioni Nato, Ue e Onu.
Nella sim sequestrata nel corso del blitz, martedi pomeriggio in un parcheggio dell’Eur, gli investigatori hanno già individuato 181 atti coperti da segreto ma anche 9 documenti classificati “riservatissimi” e oltre 40 di tipo Nato Secret. Si tratta, con molta probabilità, degli atti fotografati da Biot il 25 marzo dal pc del suo ufficio. Una azione ripresa dalla telecamera nascosta e in cui il militare è immortalato mentre ripone la sim-card in un bugiardino all’interno di una scatola di medicinale e la sistema nello zaino.
La prossima potrebbe, quindi, essere una settimana importante sia sul fronte dell’attività istruttoria che per il nodo “competenza” tra la Procura Militare e quell’ordinaria. Su quest’ultimo aspetto determinate sarà l’incontro tra i vertici dei due uffici.
“Attendiamo di essere convocati”, taglia corto l’avvocato Andrea De Vita, difensore di Biot, che ieri ha depositato anche istanza al tribunale del Riesame. “Siamo pronti ad affrontare l’interrogatorio – ribadisce – vogliamo dimostrare che i documenti non riguardavano in alcun modo la sicurezza dello Stato”. In base a quanto si apprende, infine, i familiari di Biot hanno formalmente sollecitato al gip la richiesta per un incontro in carcere che potrebbe avvenire nei primi giorni della prossima settimana.
Intanto sul caso di spionaggio è scontro tra Pd e Lega mentre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ribadisce che se qualcuno ha sbagliato, i comportamenti saranno sanzionati con severità’.
Il deputato del Pd, Andrea Romano, attacca invece Matteo Salvini:”deve chiarire i rapporti della Lega con con Aleksej Nemudrov, il diplomatico russo che insieme a Dmitri Ostrouchov è stato espulso”. “E’ Letta che deve chiarire non Salvini -la replicano fonti della Lega- Biot lavorava alla Difesa qunado il ministro era del Pd”.
Fonte Ansa.it