Aggiornamento delle 9.50: Il titolo dell’articolo è stato modificato a seguito della notizia che Formigoni dovrà scontare la sua pena nel carcere di Bollate e non quello di San Vittore.
“Il governatore a vita della Lombardia”. Così l’ex premier Silvio Berlusconi definiva ironicamente Roberto Formigoni. Nato 71 anni fa a Lecco, per tutti semplicemente il ‘Celeste’, Formigoni ha legato in modo indissolubile il suo nome alla presidenza della Regione Lombardia.
Governatore per 18 anni, dal 1995 al 2013, è stato uno degli esponenti di spicco di Forza Italia e dell’intero centrodestra. L’incontro che cambia la vita di Formigoni è quello con Don Giussani, che arriva poco prima di conseguire la laurea in Filosofia a Milano. Entra in Comunione e Liberazione (vivrà per anni a Milano in una comune ciellina dove aveva una stanza singola) e parallelamente inizia la sua attività politica iscrivendosi alla Democrazia Cristiana. Nel 1984 è eletto al Parlamento europeo e tre anni dopo diventa deputato.
Nei primi anni ’90 arriva Tangentopoli a spazzare via i partiti della Prima Repubblica e nel ’95 il Celeste sceglie di aderire ai Cristiani Democratici Uniti e, grazie agli accordi interni alla coalizione di centrodestra, diventa presidente della Regione Lombardia. Il suo ‘regno’ durerà per tre mandati e mezzo, fino al 2013, quando la giunta Formigoni sarà travolta da una serie di inchieste giudiziarie.
Durante questi anni al Pirellone, Formigoni passa a Forza Italia (che poi confluirà nel Popolo delle Libertà).
Le mise bizzarre
Durante gli anni della presidenza della Regione Lombardia, il Celeste sale agli onori delle cronache soprattutto per le sue eccentriche mise, diventando per alcuni un’icona di stile, ma per altri motivo di dileggio. Memorabile la giacca arancione, disegnata dallo stesso ex governatore, che la considerava un portafortuna. Ma fecero discutere molto anche il giubbotto di pelle alla Fonzie, il cappotto bicolore, le camicie floreali, quella arancio con un drago disegnato e i jeans con la stampa della Pantera Rosa.
Anche se i cronisti erano abituati ai suoi look stravaganti, Formigoni riuscì a stupire tutti alle Comunali del 2011, quando si presentò a votare con un giubbotto di pelle nero e una maglietta bianca con la faccia di Paperino e la scritta “Donald Duck”. Organizzò anche un concorso per assegnare il “Formaglione”, un capo disegnato dallo stesso Formigoni, al suo follower social numero 40 mila. Non andò benissimo, perché dopo la cerimonia un quotidiano lo accusò di aver premiato il marito di una sua collaboratrice.
Da Palazzo Lombardia al buono scuola
Il lascito ‘più visibile’ dell’ex governatore è pero’ sicuramente Palazzo Lombardia, il faraonico edificio fortemente voluto da Formigoni, che dal 2010 è diventato la sede della giunta regionale al posto dello storico Palazzo Pirelli (che invece è rimasto sede del Consiglio regionale).
Molte le riforme introdotte dalle sue giunte, dal cosiddetto ‘Buono scuola’ per chi iscrive i figli negli istituti privati alla messa a sistema della concorrenza pubblico-privato nella sanità; dalla creazione di Trenord per il trasporto ferroviario regionale al primo tentativo, poi fallito, di ottenere l’autonomia regionale.
Formigoni rimarrà solo tre anni come presidente della Regione all’interno del ‘suo’ palazzo. L’ultima legislatura che lo elegge governatore, infatti, eèun susseguirsi di inchieste che travolgono la sua giunta e il Consiglio regionale. Anche il Celeste finisce nel tritacarne giudiziario per l’inchiesta sulla Fondazione Maugeri. Nonostante i guai giudiziari, nel 2013 viene ricandidato dal Pdl al Senato ed e’ eletto. Nominato presidente della commissione Agricoltura, quando il Pdl si spacca decide di seguire Angelino Alfano nel Nuovo Centrodestra. Dopo aver lasciato Alternativa Popolare (sorta dalle ceneri di Ncd), nel 2018 Formigoni si ricandida al Senato con Noi con l’Italia ma non viene eletto.
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