(ANSA) – BOLOGNA, 22 SET – I conti svizzeri di Licio Gelli,
Umberto Ortolani e Marco Ceruti, dove secondo la Procura
generale di Bologna sono transitati i soldi che sono serviti a
finanziare l’attentato del 2 agosto 1980, hanno tenuto di nuovo
banco nel corso dell’udienza odierna del nuovo processo sulla
strage del 2 agosto 1980, che vede come principale imputato l’ex
Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini. In aula, grazie ad un
videocollegamento con Ginevra, sono state ascoltate due teste,
Michéle Agnolini, ex dipendente della banca Ubs di Ginevra, che
conobbe Gelli, Ortolani e Ceruti, occupandosi dei loro conti e
poi Alixe Francotte Conus, ex amministratrice della società
Oggicane (dopo l’uscita dell’avvocato Michel De Gorsky), tramite
la quale l’allora capo dell’Ufficio Affari Riservati del
Viminale, Federico Umberto D’Amato, acquistò e gestì un lussuoso
appartamento a Parigi. Secondo gli inquirenti potrebbe essere
stato acquistato con soldi ricevuti da Gelli e Ortolani per
organizzare la strage.
Agnolini, già sentita nel 1984 dal giudice di Ginevra e poi
nel dicembre 2018 dai magistrati della Procura generale, pur tra
numerosi “non ricordo” ha confermato sostanzialmente le
dichiarazione rese nei precedenti verbali. Una novità emersa
oggi dalle sue parole, considerata “eccezionale” dai Pg, e che
dietro il conto cifrato ‘Federico’ si nascondeva Arrigo Lugli,
cambiavalute legato a Gelli, Ortolani e ad ambienti della P2. La
teste ha detto che fu Ortolani a presentarle Gelli e che il capo
della P2 aprì un conto tra il 1978 e il 1979. “Aprì il suo conto
con una cifra sostanziosa e poi ha continuato ad avere entrate
sempre più regolari e considerevoli”. Incalzata dai pg ha anche
confermato che Ortolani le disse di non chiedere il passaporto a
Gelli, perché aveva già avuto una “relazione bancaria con
l’Ubs”. (ANSA).
Fonte Ansa.it