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Stupro 21enne a Parma: “sorprende che autore è persona normale, ma violenza sulle donne è normalità”

Il centro antiviolenza di Parma ha commentato il caso della ventunenne picchiata e violentata da Federico Pesci e Wilson Ndu Aniyeme. “Bisogna imparare a riconoscere violenza esiste nel quotidiano, non solo nei casi eclatanti di cronaca”

La notizia dello stupro a Parma di una ragazza di 21 anni, picchiata e violentata per ore da Federico Pesci e Wilson Ndu Aniyeme, ha fatto il giro d’Italia perché ha coinvolto “un noto commerciante della città”. Ma la violenza sulle donne, sessuale, psicologica, fisica, economica, è qualcosa di quotidiano e diffuso al di là dei fatti eclatanti da prima pagina. Ha voluto sottolinearlo in una nota proprio il Centro antiviolenza di Parma, che commentando il gravissimo caso avvenuto nella città emiliana ha sottolineato la dimensione quotidiana della violenza di genere. “Parma è scossa in questi giorni da notizie di violenze sulle donne. L’ultima riguarda una ragazza di 21 anni, una notizia che ha fatto scalpore perchè uno dei due autori della violenza, Pesci appunto, è una persona “normale”. Eppure – prosegue la nota – chi lavora come noi da anni a fianco delle donne che subiscono violenza lo sa bene: “normale” è, purtroppo, anche la violenza sulle donne. Una violenza, che sia sessuale, psicologica, fisica o economica, agita quotidianamente da uomini di tutte le estrazioni sociali, età e origini culturali”.

“I media li dipingono come ‘mostri’ – prosegue l’analisi del centro antiviolenza – ma i mostri sono figure eccezionali, mentre invece gli uomini che agiscono violenza sono, molto più spesso, persone perfettamente integrate nella società, padri di famiglia, professionisti rispettabili. Perchè alla base della violenza sulle donne c’è un sostrato culturale che la nostra società ancora fatica a riconoscere, decostruire, smantellare, e che spesso invece legittima e rinforza”. Insomma, sostiene il centro di Parma, “la violenza sulle donne accade tutti i giorni, anche se non fa notizia. Non è una questione di sicurezza, nè necessariamente legata a “dipendenze” o uso di sostanze. Si tratta di cambiare una mentalità ancora molto forte nel nostro Paese che fatica a riconoscere le donne come persone, che hanno diritto di dire no, di dire basta, di uscire la sera senza essere molestate, di mettere fine a una relazione senza finire uccise per questo. Perchè si affermi una cultura del rispetto fra uomini e donne è necessario prima di tutto imparare a “vedere” la violenza nelle pieghe del nostro quotidiano, non solo in caso di episodi eclatanti”. 

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