Di Maio e Savona concordano la linea per ottenere da Bruxelles maggiore flessibilità circa le misure anti-povertà e il rilancio degli investimenti produttivi, di cui abbiamo bisogno come del pane quotidiano (che a molti italiani peraltro manca)
Per imporci i suoi vincoli l’Europa usa la solita solfa: il rapporto deficit/Pil, un’alchimia contabile che non tiene conto dell’avanzo primario. L’Italia infatti vanta un avanzo -cioè le entrate dello Stato- da sempre superiore al disavanzo -le uscite-. Questo consente di far fronte agevolmente alle spese correnti, compresi gli interessi che si pagano per il debito pubblico, ma per i burocrati di Bruxelles non conta. Un po’ come criminalizzare chi ha un mutuo, cioè un debito, per la casa, nonostante riesca agevolmente a pagare la rata mensile. Ora non si tratta soltanto di scongiurare l’aumento dell’Iva in vista della manovra finanziaria di fine anno, ma di far fronte a un’istanza sociale, la povertà, che nel nostro Paese è altissima, e di cui commissari ed eurocrati vari devono assolutamente tener conto. Ma bisogna capirli: sono impegnati tra sontuose cene, missioni all’estero strapagate quanto inutili e il costosissimo trasferimento mensile del Parlamento, armi e bagagli, a Strasburgo, particolarmente gradito per via del foie gras e dei vini alsaziani. Ha dichiarato ad Huffingtonpost Sergio Battelli, presidente della Commissione Affari europei della Camera: “In linea con quel che c’è scritto nel contratto di governo, le priorità non debbono essere le regole Ue, ma crescita, benessere e sviluppo, superando l’austerità“. Ma l’obiettivo strategico per gli investimenti produttivi è un altro e viene spiegato così in ambienti governativi: “Ottenere una nuova regola che miri a fare ‘un tagliando’ dopo uno o due anni: se il moltiplicatore dell’investimento è pari o inferiore a 1, la spesa rientrerebbe nel computo, altrimenti ne rimarrebbe fuori”.
Paolo Savona, dal canto suo, ha sottolineato “l’importanza di assicurare la realizzazione di investimenti pubblici che abbiano il duplice scopo di innalzare l’attuale insoddisfacente saggio di crescita reale e avviare la rimozione dei dualismi di produttività esistenti che minano lo sviluppo socio-economico e la stessa efficacia della politica monetaria comune“.