Terminate le operazioni di salvataggio, in Thailandia si pensa già a come non dimenticare (o a come monetizzare) la tragedia sfiorata che ha coinvolto i 12 baby calciatori e il loro allenatore
Per ricordare il salvataggio dei 12 baby-calciatori e del loro allenatore, nella grotta di Tham Luang, in Thailandia, sarà allestito un museo. La notizia, a qualche lettore cinefilo, potrebbe evocare le immagini del grottesco luna park che, nel film L’asso nella manica di Billy Wilder, veniva costruito attorno ad un uomo intrappolato in una vecchia caverna indiana. Eppure in questo caso è realtà e ad annunciarla è Narongsak Osottanakorn, l’ex governatore che ha coordinato le operazioni di salvataggio: sarà allestita un’esposizione permanente che trasformerà in “una grande attrazione” turistica nazionale la grotta che per 18 giorni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso.
Ben venga, d’altra parte le dodici giovani vite sono state tutte tratte in salvo e la grotta, che sorge al confine con il Myanmar vicino al villaggio di Mae Sai, si trova in una zona poco sviluppata e con pochissime infrastrutture turistiche. Non è chiaro se il museo resterà aperto anche nella stagione dei monsoni, da giugno a ottobre, quando il sito è a rischio allagamento per le forti piogge. Tuttavia, il premier thailandese, Prayuth Chan-ocha, ha assicurato che nella grotta e all’esterno saranno prese le precauzioni necessarie per garantire l’incolumità dei turisti.
E per non sentire davvero la mancanza di quello che è stato un grande show mediatico, intanto vanno avanti anche i piani per girare un film sulla straordinaria disavventura dei ‘cinghialotti’. Due le case di produzioni americane interessate: la prima è la Pure Flix, americana di ispirazione cristiana, che ha già avviato una serie di interviste dei soccorritori. Il suo co-fondatore Michael Scott, vive in Thailandia e sua moglie è cresciuta con Saman Gunan, l’ex Navy Seal morto mentre partecipava ai soccorsi. Più prettamente commerciale l’interesse della Ivanhoe Picture di Los Angeles, scelta dal governo e dalla Marina thailandesi come partner ufficiale per girare un film che dovrebbe essere diretto da Jon M Chu, regista del recente “Crazy and rich”. C’è la preoccupazione che il film si concentri sul ruolo dei volontari stranieri, minimizzando quello dei soccorritori thailandesi. Che giustamente, se si deve montare uno spettacolo, pretendono questa volta di salvare almeno le operazioni di casting.