Così si chiama la squadra allenata da un perfetto cretino, non ancora emerso dalla grotta. Sembrano in buona salute, ma ovviamente sono stati ricoverati per controlli. Qualcuno, contro ogni logica, sosteneva che si dovessero salvare prima i più forti
Il primo è emerso dalla grotta alle 5.40 del pomeriggio, alle 13.40 in Italia; il secondo 10-12 minuti più tardi. Poi un terzo e un quarto, stanchi ma in “perfetta” salute, due ore dopo. I visi dei ragazzini che il mondo ha conosciuto in foto e al quale si è affezionato per 16 giorni, da quando rimasero intrappolati nella cavità di Tham Luang, in Thailandia, sono finalmente affiorati dal buio e sono subito stati trasferiti in ospedale.
Ma per altri otto “Cinghiali selvatici”, il nome della squadra dei baby-calciatori tutti fra gli 11 ei 16 anni di età, e il loro allenatore 25enne bisognerà aspettare.
Le operazioni di soccorso, che vedono impegnati in tutto 50 subacquei stranieri e 40 thailandesi, riprenderanno domani, ha spiegato il governatore di Chiang Rai e capo dei soccorsi, Narongsak Osottanakorn. La sua conferenza stampa ha concluso una giornata segnata da tensione e minuti drammatici di attesa, sfociata in applausi liberatori man mano che le autorità fornivano o smentivano i numeri del salvataggio (prima quattro, poi sei, poi di nuovo quattro), per annunciare, infine, che i ragazzi usciti sono in “perfetta” salute, anche se inizialmente vengono tenuti in isolamento in ospedale per evitare il pericolo di infezioni. Solo uno di loro, ha riferito il sito Kaosod, è sotto stretta osservazione perché molto provato.
L’operazione non era facile e resta complessa: i sub devono percorrere 1,7 chilometri, per un totale tra andata e ritorno di 11 ore. Per questo le operazioni saranno dipendenti dalla condizioni del tempo. Ciò che ha consentito di far scattare il “D-day”, come lo ha ribattezzato il governatore, è stata la diminuzione consistente dei livelli di acqua che inondano parzialmente la grotta.
I bambini, ciascuno dei quali accompagnato da due sub (13 stranieri e 5 thailandesi nei primi quattro salvataggi), hanno potuto camminare per tre chilometri e 200 metri ma hanno dovuto percorrere un chilometro sott’acqua. La previsione, all’inizio, era che il primo ragazzo uscisse intorno alle 21 (le 16 in Italia), ma tutto è filato molto più velocemente, anticipando ad almeno due ore l’arrivo del bambino all’aria aperta. I 13 sono sono stati divisi in quattro gruppi, il primo formato da quattro e gli altri da tre persone. La scaletta dell’evacuazione è stata stilata in base alle loro condizioni di salute: prima i piu’ “deboli”, poi quelli il cui fisico si è dimostrato maggiormente resistente. Man mano che venivano fuori dalla camera 3 del complesso di grotte, dove ha sede il ‘campo base’ dei Navy Seal, i ragazzi sono stati trasferiti in ambulanza all’ospedale di Chiang Rai, il più vicino.
Poi, l’operazione è stata fermata: “Dobbiamo preparare le forniture ossigeno, consumate quasi tutte in questa prima operazione salvataggio”, ha spiegato il governatore, “e assicurarci che le condizioni rimangano stabili per poter cominciare il salvataggio degli altri ragazzi”. Serviranno, ha aggiunto, “almeno 10 ore prima che le operazioni riprendano, e non più di 24”: dunque non prima delle 8 del mattino (le 3 in Italia). L’incognita, diventata incubo nel corso delle ultime due settimane, è il maltempo. “Le piogge sono una delle principali preoccupazioni, l’acqua potrebbe tornare a inondare i tunnel”, avevano spiegato le autorità prima dell’avvio dell’operazione, ricordando che oggi è previsto un intensificarsi delle precipitazioni. E, infatti, sull’area in cui sorge la grotta la pioggia ha ricominciato a cadere dopo i primi salvataggi.
I ragazzi erano stati informati di quanto sarebbe avvenuto e si sono mostrati “molto determinati” e pronti a uscire. Sono estremamente “motivati” e decisi, come le loro famiglie, aveva assicurato Osatanakorn, aggiungendo: “Ci siamo esercitati tutto il giorno ieri. Vi assicuro che siamo molto preparati a questa missione”. In realta’ è poi emerso che non tutte le famiglie erano d’accordo con l’ok all’inizio delle operazioni. A domanda specifica di un giornalista, Osottanakorn, ha risposto: “No … loro sanno e capiscono”. L’ottimismo, alimentato dai successi di oggi, la fa da padrone, riassunto nel saluto dei Navy Seal sulla loro pagina Facebook: “Possiamo dormire bene, buonanotte”.
Fonte: AGI