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The Circular Garden dello studio Ratti protagonista al Fuorisalone di Milano

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Anche quest’anno Eni torna al Fuorisalone 2019, protagonista come coproducer della mostra “INTERNI Human Spaces” che si terrà dall’8 al 19 aprile 2019 presso l’Orto Botanico di Brera a Milano. L’installazione proposta dall’azienda, chiamata “The Circular Garden”, è il simbolo di un impegno da parte di Eni sul tema dell’energia circolare. Ad occuparsi dell’opera il ‘Carlo Ratti Associati’, uno studio di design e innovazione con sede a Torino e filiali a New York e Londra, già responsabile di progetti come il masterplan per il Parco della Scienza, Sapere e Innovazione di Milano, un grattacielo di 280 metri di altezza a Singapore, il redesign della sede della Fondazione Agnelli a Torino, la riqualificazione dell’ex villaggio militare Patrick Henry nel contesto di IBA Heidelberg, il Pankhasari retreat nel Darjeeling indiano e il concept per una palestra navigante azionata dall’energia umana a Parigi.

Le esposizioni di Carlo Ratti

Quella al Fuorisalone di Milano sarà solo l’ultima di innumerevoli e prestigiose esposizioni per lo studio Carlo Ratti Associati, come quelle alla Biennale di Venezia, al MoMa di New York e alla Biennale di Design di Istanbul, opere che gli sono valse riconoscimenti notevoli. Carlo Ratti Associati è ad oggi il solo studio di design i cui lavori sono stati inseriti due volte nella lista delle “Best Inventions of the year” da parte della rivista TIME – rispettivamente con il Digital Water Pavilion (2007) e la Copenhagen Wheel (2014).

 (Agf)

 Carlo Ratti

Oggi lo studio torna a mettere la firma tra le opere di quella che è la più importante manifestazione di design italiana, con un’opera, la succitata “The Circular Garden” che, come spiegano in una nota stampa “sperimenterà l’uso di un materiale da costruzione inaspettato: i funghi, la cui radice fibrosa – il micelio – sarà impiegata per andare a creare una serie di strutture architettoniche giganti, disposte attraverso il giardino.  Il progetto si ispira al simbolismo dei giardini recintati del Medioevo, provando a realizzare un’architettura naturale, che parta dal giardino e infine ci possa ritornare, in modo del tutto sostenibile. Obiettivo dell’installazione è accompagnare i visitatori in un percorso che mostri le innovazioni di Eni nel campo dell’economia circolare, proponendo scenari concreti per superare l’attuale sistema economico lineare, basato sull’accumulo di rifiuti ed emissioni”.

The Circular Garden

Effettivamente già soltanto l’idea di un’architettura retta da radici dei funghi appare, oltre che estremamente “green”, anche innovativa e paradossalmente futuristica, “Nel campo della progettazione, i funghi possono essere utilizzati come materiale da costruzione economico, veloce e del tutto riciclabile. Per creare strutture fatte di micelio, ovvero le radici fibrose dei funghi, si inizia identificando un substrato organico – segatura, canapa o fieno – come sostanza nutritiva. Il substrato inoculato dal fungo viene quindi posizionato all’interno di uno stampo”.
 

“A questo punto il micelio si espande e va a riempire tutto lo spazio a disposizione, diventando duro e resistente. Sottoposti ad alte temperature, i funghi vengono quindi disidratati, lasciando una struttura elastica che può essere utilizzata per costituire la forma desiderata. Rispetto alle tempistiche, per riempire uno stampo di un metro cubo di micelio occorre circa un mese e mezzo: 3 settimane di crescita e asciugatura, 3 settimane di disidratazione. Per il progetto, i progettisti di Carlo Ratti Associati ed Eni si sono affidati ad alcuni dei maggiori esperti europei nel campo della micologia e delle sue applicazioni”.

La sfida delle bio raffinerie

Un impegno fondamentale quello di Eni (che controlla Agi al 100%), ma anche una grossa responsabilità che potrebbe (dovrebbe) rappresentare per tutto il settore dell’energia una vera e propria avanguardia essendo impossibile, come tutti i giorni leggiamo essere scientificamente dimostrato, che si possa andare ancora avanti a lungo con un’energia basata sulle emissioni. Una sfida che Eni ha raccolto con la progettazione di bio-raffinerie, come quella di Porto Marghera, primo esempio al mondo di conversione di una raffineria classica in una bioraffineria in grado di produrre biocarburante di alta qualità: l’Enidiesel+.

E quando anche quella di Gela avrà completato il suo percorso di conversione, insieme, dal 2021, consentiranno di superare la quota di un milione di tonnellate di biodiesel prodotto da Eni in Italia. Ultimamente se n’è parlato per quanto riguarda l’acqua e già molto se n’era parlato per quanto riguarda l’aria che respiriamo: è scientifico, inevitabile, un rifiuto che esce da casa nostra in una busta per l’immondizia ci rientra sotto altre forme, tutte estremamente pericolose per la salute nostra e dell’ambiente.

Anche per questo Eni ha inoltre avviato una campagna informativa interna per diffondere la cultura del riuso, in particolare per spiegare che gli oli usati, o comunque non più idonei all’alimentazione umana, sono rifiuti che possono essere facilmente dispersi e quindi divenire un potenziale pericolo per la salute umana, animale e dell’ambiente, e dannoso in particolare per le infrastrutture fognarie, i depuratori e la falda acquifera; per contro, se correttamente gestiti e recuperati, costituiscono una risorsa per la produzione di biocarburanti, lubrificanti e basi per detergenti.

Anche “The Circular Garden”, finita l’esposizione, non finirà in fumo in una discarica ma le strutture esposte all’Orto Botanico saranno smantellate e restituite alla terra, dando inizio a un nuovo ciclo virtuoso di crescita.

Articolo realizzato in collaborazione con Eni.

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