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Trapianti: figlia operaio morto, vorrei incontrare riceventi

(ANSA) – ASCOLI PICENO, 19 LUG – “Cosa darei per incontrarvi
e, semplicemente, abbracciarvi in un profondo silenzio.
    Cercatemi se per puro caso leggete queste parole e se avete
piacere”. Questo l’appello lanciato attraverso i social da
Eleonora Ortenzi, la figlia di Bruno Ortenzi, l’operaio 58enne
morto il 4 giugno scorso dopo un incidente sul lavoro avvenuto
il 31 maggio presso lo stabilimento industriale della Scandolara
ad Ascoli Piceno. Lei e la mamma hanno dato l’autorizzazione
all’espianto degli organi quando ormai per il loro congiunto non
c’erano più speranze di sopravvivere alle gravi lesioni
riportate nella caduta da un’impalcatura. “Il 4 giugno io e la
mia mamma abbiamo deciso di donare i suoi organi – ha scritto la
ragazza -. Il suo cuore è stato trapiantato entro le 48 ore a
Siena ad un uomo di 64 anni, il suo fegato ad un ragazzo di 16
anni a Milano, la sua cornea e i suoi reni a tre uomini di 67,
64 e 48 anni ad Ancona e sono marchigiani. Mi sento di dirvi che
ha vinto la vita. Abbiamo vinto noi con voi”. Nel ricordare il
papà Elonora Ortenzi sottolinea che “era buono e pieno di vita”.
    “Sono orgogliosa nel sapere che lui vive in ognuno di voi. Ho 27
anni, mio fratello 10 anni, mia figlia 7 e la mia mamma 50.
    Viviamo ad Ascoli Piceno. Vi aspettiamo con il cuore in mano.
    Cosa darei per risentire il suo cuore battere” è l’appello che
la figlia di Ortenzi rivolge a chi ha ricevuto gli organi, di
cui ignora al momento l’identità visto che in Italia è vietato
fornire ai parenti del donatore le generalità del ricevente.
    “Purtroppo solo chi ci capita può capire. Ci darebbe un po’ di
conforto e di pace”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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