Tra le critiche che rischiavano di far saltare la 50° edizione della più grande regata al mondo, l’assenza di Trieste nel manifesto. Ma si sa che l’arte contemporanea è pro-globalizzazione (e totalmente autoreferenziale)
Alla fine hanno vinto tutti, ed è prevalsa l’interpretazione “ambientale” del motto “siamo tutti sulla stessa barca”, anche se la Abramovich compare nel manifesto come una sbandieratrice decisamente maoista. Per la verità il manifesto potrebbe anche ricordare l’avanguardismo fascista, nello stile del disegnatore Dudovich, tanto per restare nella Venezia Giulia, e, dunque, accontentare tutti. Non è un granché, secondo la nostra modesta opinione, e c’è un po’ di provincialismo nel commissionare il simbolo di un evento super-tradizionale a un’artista globalizzata e globalizzante, pensando che metta in primo piano Trieste… Né si può pretendere che un’artista del calibro della Abramovich prenda ordini dal Comune di Trieste o giù di lì. Bastava pensarci prima, e magari spendere un po’ di meno.
Il vicesindaco leghista Paolo Polidori meno di 24 ore fa ha dichiarato “è tutto a posto, tutto sotto controllo, i finanziamenti ci saranno” e così il presidente della Barcolana50 Mitja Gialuz vede la sua manifestazione, la Barcolana, regolarmente inserita nelle pieghe finanziarie dall’amministrazione comunale. Ma la polemica resta, è divampata furiosa, anche se in queste ore si va verso una “pace armata” una “calma piatta” che però non è detto che possa durare. Il mare è strano. Tutto trova origine dal famoso manifesto disegnato dall’artista Marina Abramovich che appena esposto alla presentazione della Barcolana ha fatto rizzare i capelli a molti presenti, soprattutto al vicesindaco Polidori che senza mezzi termini aveva subito chiuso la porta in faccia a tutti: “Quel manifesto deve sparire. Via dai pieghevoli, dagli inviti e dalle brochure ufficiali. Proibito a Trieste. O sparisce quell’orrore o salta la convenzione con il Comune”. Il manifesto che riporta la scritta in inglese ‘siamo tutti sulla stessa barca’ è stato considerato troppo politico. Su Facebook Polidori aveva anche scritto riferendosi al vessillo: “Inaccettabile, di pessimo gusto, immorale che si faccia propaganda politica con una manifestazione, la Barcolana, che appartiene a tutta la città! Mi sto muovendo per farmi consegnare la convenzione stipulata con il Comune di Trieste”. E così la Barcolana50 rischiava di naufragare clamorosamente: in sostanza l’aut aut di Polidori significava stop a 30 mila euro di finanziamenti, come dire niente Frecce Tricolori, niente permessi per l’occupazione del suolo pubblico e per la sicurezza.
Accanto a Polidori era anche scattato il tam tam della contestazione digitale con frasi tipo “Se non sapessi cos’è la Barcolana penserei a una manifestazione black block style”, fino al dialettale “No ghe xe gnanca un richiamo a Trieste”. Ieri poi la svolta. Con una dichiarazione Polidori ha gettato secchiate di acqua sul fuoco della polemica. “La questione sul manifesto è stata risolta e superata, nessun blocco del Comune ai finanziamenti pro Barcolana, tutto si è appianato con un comunicato stampa congiunto sottoscritto da me e dal presidente della Barcolana Mitija Gialuz. Ribadisco tutto risolto in termini chiari: il manifesto a livello locale non dovrebbe venir pubblicizzato mentre sì a livello nazionale”. E il finanziamento all’evento allora resta? “Certo. Ma nelle possibilità del comune di Trieste c’era anche il non rispetto di una convenzione, perché i manifesti erano stati fatti senza il nostro consenso”. Pace fatta? Sembra proprio di sì in una vicenda che sicuramente ha preso una piega che probabilmente nessuno avrebbe voluto. Resta il fatto che la Barcolana di Mitja Gialuz, quella della regata più grande del mondo, oltre 2.000 barche l’anno scorso a Trieste, sarà puntuale alla partenza nella seconda settimana di ottobre, con il suo presidente convinto che l’unico messaggio che si voleva dare con il manifesto di Abramovich era “la volontà di parlare di ecologia e difesa del mare perché siamo tutti artefici dell’inquinamento e siamo tutti sulla stessa barca se non tuteliamo il mare”. A chiudere la polemica anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. “Gli accordi vanno rispettati” dice “e i finanziamenti a Barcolana 50 ci saranno. Noi però avremmo voluto un messaggio condiviso tutti assieme”.