Più pediatri che geriatri. Le culle si svuotano, gli anziani aumentano: nonostante questo in Italia, uno dei Paesi più vecchi del mondo con circa 13 milioni di over 65 e appena 400.000 nuovi nati all’anno, ci sono più medici dedicati all’assistenza dei più piccoli, 7500, che specialisti in grado di gestire gli anziani, appena 4300. Inoltre, nei prossimi tre anni il fabbisogno di specialisti in Geriatria è addirittura in calo in base al numero di borse di specializzazione previste: da 347 per l’anno in corso a 319 nel 2023. In pratica in tre anni saranno cumulativamente ammessi alla specializzazione di Geriatria 1008 medici va fronte di 2287 a quella in Pediatria. Gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) lanciano l’allarme: senza un adeguato numero di geriatri a gestire la valutazione e la terapia dei tanti over 65 con molteplici malattie croniche, sarà impossibile prendersi carico di una popolazione che ha bisogno di risposte di cura su misura e che è sempre più fragile anche a causa della pandemia, che ha evidenziato le aumentate necessità di risorse da dedicare alla gestione degli anziani. SIGG e SIGOT chiedono perciò che venga rivalutato il fabbisogno di geriatri e anche che vengano rese disponibili le Unità di Geriatria in tutti gli ospedali italiani, eventualmente rimodulando una parte dei 26.000 posti letto nelle Medicine Interne in posti letto di Geriatria.
“Le linee di indirizzo della riforma del SSN incluse nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stabiliscono un ruolo centrale per l’assistenza domiciliare e prevedono una ristrutturazione importante dell’assistenza residenziale, le cui carenze sono apparse drammaticamente evidenti in occasione della pandemia: tutto ciò è apprezzabile, ma perché le cure domiciliari e residenziali abbiano il miglior rapporto costo/efficacia è indispensabile che a gestirle siano i geriatri – spiegano Francesco Landi e Alberto Pilotto, rispettivamente presidenti SIGG e SIGOT – Il geriatra è infatti il medico della complessità per l’anziano, colui che può valutarne la situazione a livello multidimensionale migliorando gli esiti e riducendo al contempo mortalità, ricoveri inappropriati, disabilità fisica e cognitiva. Il numero di professionisti in grado garantire una gestione mirata ed efficace di pazienti particolarmente complessi come gli anziani è tuttavia insufficiente nel nostro Paese: a tutt’oggi sono appena 4300 gli specialisti in geriatria, ne sarebbero necessari almeno il doppio”. Innumerevoli studi ed esperienze cliniche, in Italia e nel mondo, hanno dimostrato che lo specialista in geriatria è colui che operando in team con infermieri, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione risulta cruciale e indispensabile per ottenere risultati clinici e assistenziali significativi. “Purtroppo tutto ciò non è ancora tenuto in debita considerazione da chi deve allocare le risorse sanitarie e questo rischia di rendere vane le migliori intenzioni di riforma sanitaria – riprendono Pilotto e Landi – Il fabbisogno stimato di nuovi geriatri rimane largamente insufficiente a coprire le aumentate richieste, in ospedale e sul territorio, per l’assistenza clinica di una popolazione che sta invecchiando. Come Società Scientifiche di Geriatria vogliamo quindi richiamare all’esigenza di programmare la cura del malato fragile, con complessità clinica e spesso anziano, sottolineando il ruolo centrale del geriatra: di conseguenza riteniamo imprescindibile rivalutare il fabbisogno di nuovi specialisti in geriatria per il prossimo triennio, così da garantire una risposta efficace alle aumentate necessità di posti letto ospedalieri dedicati agli anziani e di specialisti territoriali geriatri, come emerso nel periodo di pandemia COVID-19”.