(ANSA) – CREMA, 21 LUG – “Chiedo che si indaghi ancora e che
si arrivi alla verità sulla morte di mio figlio, qualunque essa
sia”. Lo ha chiesto oggi Franco Pamiro, il padre di Mauro, il
44enne professore di informatica al liceo Galilei e musicista
trovato cadavere in un cantiere in via Don Primo Mazzolari, a
Crema, il 29 giugno di un anno fa. Lo ha domandato con forza
prima dell’udienza davanti al gip, in tribunale a Cremona, in
cui gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Antonino Andronico si sono
opposti alla richiesta di archiviazione firmata dal pm Davide
Rocco.
Per il pubblico ministero, escluso l’omicidio, la morte di
Pamiro è un suicidio: si sarebbe lanciato dal tetto dopo aver
preso la rincorsa, come attesterebbe l’autopsia, che certifica
lesioni “compatibili con una precipitazione dall’alto e con
l’altezza dell’edificio in costruzione alla base del quale era
stato rinvenuto il cadavere”.
Il pm ha escluso “l’opera di terzi” e ha chiesto al gip di
archiviare la posizione di Debora Stella, la moglie indagata “come atto dovuto”. Il gip si è riservato. “Che cosa sia
successo quella sera noi non lo sappiamo. Ma siamo sicuri che
Mauro non si sia suicidato” hanno esposto la loro verità i
legali della famiglia della vittima. (ANSA).
Fonte Ansa.it