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Turismo nel mirino delle mafie, giro affari 2,2 miliardi

(ANSA) – ROMA, 22 APR – Supera i 2,2 miliardi, di cui quasi
il 40% concentrati nel Mezzogiorno, il giro d’affari della
criminalità organizzata derivante dall’infiltrazione
nell’economia legale del settore turistico. Lo calcola una
ricerca realizzata da Demoskopika elaborando dati ufficiali o da
fonti autorevoli che l’ANSA ha visionato in anteprima. Alla sola ‘ndrangheta si attribuisce il 40% del giro d’affari complessivo,
e sono quasi 4.500 le aziende a maggior rischio di riciclaggio
associato a crisi di liquidità causata dalla pandemia. “Il
turismo in ginocchio per il Covid fa gola ai sodalizi
criminali”, dice il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio.
    Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più
elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico:
Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. Sul
versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una
minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un
rischio “basso” di infiltrazione economica: Marche, Veneto,
Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
    Se ammonta a 2,2 miliardi di euro la stima dei proventi della
criminalità organizzata derivante dall’infiltrazione economica
nel comparto turistico italiano, la parte del leone la fa la ‘ndrangheta con un giro d’affari di 810 milioni, pari al 37%
degli introiti complessivi. A seguire la camorra con 730 milioni
(33%) e la mafia con 440 (20%) e criminalità organizzata
pugliese e lucana con 220 (10%). Osservando il livello
territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno
si concentrerebbe il 38% degli introiti criminali, pari a 825
milioni. A seguire il Centro con 515 milioni (23%), il Nord
Ovest con 490 milioni (22%) e il Nord Est con 370 milioni (17%).
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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