Si sgretola il viadotto Morandi trascinando con sé vetture e tir. Sono ancora in corso le operazioni di soccorso, si cercano corpi tra le macerie. Morti e feriti a decine e sono centinaia gli sfollati. Un Ferragosto purtroppo indimenticabile.
Tragedia sull’autostrada A10 nel tratto Genova-Savona.
Ieri mattina poco dopo le 12 un pezzo del viadotto Polcevera, noto come ponte Morandi, è crollato a causa di un cedimento strutturale, sgretolandosi come fosse fatto di sabbia.In questo scenario, contornato dalla pioggia che per ore si è abbattuta sul capoluogo ligure, ci sono più di 30 veicoli sotterrati oltre a 3 tir, i morti e i feriti si contano a decine,ma ancora è presto per fornire dei numeri precisi, nonostante il bilancio ufficiale al momento sia di 37 morti e 15 feriti. I soccorritori e il personale parlano di un vero e proprio inferno: auto e tir sotterrati dalle macerie con persone ancora vive all’interno e fughe di gas provenienti dai veicoli danneggiati. Da ore ormai, più di 250 uomini stanno operando senza sosta per salvare le persone ancora intrappolate sotto le macerie. “Ho visto la gente corrermi incontro, scalza e terrorizzata “. Così testimonia Alberto Lercari, autista Atp, presente al momento del crollo sul ponte Morandi, ceduto per ben 200 metri. “Uscito dalla galleria ho visto rallentamenti e sentito un boato. La gente scappava venendo verso di me. E’ stato orribile”.
“Si profila un’immane tragedia”. E’ quanto afferma il ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli: “Sto seguendo con la massima apprensione ciò – riferisce il ministro in un tweet – che e’ accaduto a Genova e che si profila come immane tragedia. Siamo in stretto contatto con Autostrade e stiamo andando sul luogo con il viceministro, Edoardo Rixi. La mia totale vicinanza in queste ore alla citta.”
Autostrade per l’Italia comunica che sulla struttura – risalente agli anni ’60 – erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione. I lavori e lo stato del viadotto, informa una nota, erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione di Tronco di Genova. Le cause del crollo saranno oggetto di approfondita analisi non appena sarà possibile accedere in sicurezza ai luoghi.
“Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale”. Questa l’analisi che l’ingegnere Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato dell’Università di Genova, faceva del ponte sul Polcevera, interpellato dal sito ingegneri.it il 29 luglio del 2016. “Ancora nei primi anni ’80 – ricordava Brencich – chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità”. Tra fine anni ’80 e primi anni ’90 il ponte sul Polcevera fu oggetto di importanti lavori di manutenzione straordinaria, tra cui la sostituzione dei cavi di sospensione con nuovi cavi affiancati agli stralli originari. “L’idea originaria – commentava Brencich – pare fosse quella di precomprimere gli stralli, idea chiaramente discutibile in quanto gli stralli sono elementi strutturali così snelli da consentire una precompressione molto modesta e, quindi, destinata inevitabilmente ad avere scarsa efficacia. I lavori di sostituzione degli stralli, effettuati sia a Genova che in Venezuela, ne danno dimostrazione indiscutibile”.
Sempre nel 2016, il 5 dicembre, intervistato dal quotidiano genovese Secolo XIX, Brencich spiegava: “Il crollo di un ponte somma una lunga serie di errori. Progettuali, di manutenzione e di chi eventualmente ha autorizzato il transito di mezzi pesanti, per di più senza alcuna cautela: ad esempio, basta far passare i carichi al centro della struttura perche’ la portata sopportabile aumenti di oltre il doppio“. Fino agli anni 50, i ponti italiani di prima categoria – sono quelli di tutte le strade principali – erano progettati per reggere un carrarmato M4 Sherman. Poi il tank standard Nato e’ diventato l’M1 Abrams, con le sue 60 tonnellate, e i ponti si sono adeguati. “Per legge – ricordava ancora Brencich – i ponti devono reggere due volte e mezzo la portata autorizzata. Inoltre il degrado impiega da 10 a 20 anni a determinare cedimenti strutturali e dà segnali premonitori molto evidenti. Quindi, quando un ponte crolla, qualcosa deve per forza non aver funzionato.”
Settimo Martinello, direttore generale di 4 Emme, società di Bolzano che si occupa di ispezioni e verifiche sullo stato dei ponti, afferma : “sono anni che segnalo che decine di migliaia di ponti italiani sono a rischio crollo e ogni anno puntualmente ne crollano una ventina solo che non fanno notizia perché non sono grandi come quello di Genova. Questi ponti sono fatti con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità passa e inizia un processo di carbonatazione, che avvia l’ossidazione che provoca la corrosione.” La sola società di Martinello in questo momento gestisce 50.000 ponti. In Italia ci sono un milione e mezzo di ponti, di cui sempre secondo Martinello, solo 60.000 risultano adeguatamente monitorati. A quanto pare la maggior parte dei ponti costruiti tra gli anni 50′ e 60′ sono giunti a fine vita e andrebbero sostituiti.
L’Amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci ha dichiarato in un’intervista al Gr1:”Non mi risulta che il ponte fosse pericoloso e andasse chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti“.
Alla domanda di un giornalista in cui viene chiesto a Castellucci come mai da anni si diceva che il ponte andasse chiuso perchè pericoloso, Castellucci replica: “Non mi risulta, ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non è cosi’, non mi risulta”.
Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli ha messo sotto accusa la società che gestisce la struttura dichiarando: “La manutenzione a qualsiasi livello spetta a loro, mentre i tecnici del ministero devono seguire gli interventi straordinari”. Il direttore del Tronco di Genova Stefano Marigliani replica “la tragedia è qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Non c’era alcun “elemento per considerare il ponte pericoloso. Si tratta di una struttura dal punto di vista ingegneristico molto complesso: da qui la moltitudine di controlli, ma nulla è emerso che facesse presagire tutto questo”.
In seguito all’incidente i trasporti sono in tilt: il viadotto Morandi costituiva uno snodo centrale della viabilità genovese ponente-levante, inoltre sia la A10 nel tratto Genova-Savona che a A7 tra il bivio Milano-Genova e Genova-Aereoporto rimangono chiusi.