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Un nemico chiamato burocrazia che “ruba” cento giorni all’anno alle imprese

La burocrazia ruba fino a 100 giorni l’anno alle imprese. E come se non bastasse frena la nascita di nuove attività e l’ingresso dei giovani nelle attività di impresa. Coldiretti chiede un processo di sburocratizzazione per tornare a crescere

“La burocrazia ruba fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda ma soprattutto frena con le inefficienze l’avvio di nuove attività e l’ingresso di giovani nell’attività di impresa di cui l’Italia ha enorme bisogno per tornare a crescere”. E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini all’incontro sul un pacchetto di misure per la deburocratizzazione e per la Legge di Bilancio convocato dal Vicepremier Luigi Di Maio. Il peso della burocrazia nel nostro Paese è molto più elevato rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Europea con l’ultima analisi di Eurobarometro della Commissione europea che evidenzia come – sottolinea la Coldiretti – la complessità delle procedure amministrative sia ritenuto un problema nell’attività dell’azienda dall’84% degli imprenditori in Italia, oltre venti punti superiore al 60% della media Ue. “Siamo dunque di fronte – sottolinea Prandini – ad un vero spread per la competitività delle imprese italiane in Europa che va recuperato con la semplificazione e la sussidiarietà in una situazione in cui l’attività legislativa rimanda spesso a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia insopportabile. Lo snellimento delle procedure con la semplificazione, il dialogo tra le amministrazioni e l’informatizzazione è – continua Prandini – insieme alla trasparenza dell’informazione ai consumatori il miglior investimento che puo’ fare il Paese per sostenere la crescita.

 L’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti è il nostro reddito di cittadinanza perché – sostiene Prandini – offre ai consumatori la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli e consente alle imprese italiane di difendersi dalla concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero e spacciati come Made in Italy. Sul piano organizzativo – continua Prandini – tagliare la burocrazia significa anche intervenire con una razionalizzazione dei sistemi fieristici in poli nazionali mentre all’estero serve una unica società di gestione della promozione sul modello francese della Sopexa per far crescere le esportazioni in una situazione in cui in alcuni settori come il vino il fatturato realizzato all’estero supera quello a livello nazionale Lo squilibrio fra controlli “giusti”, che fanno dell’agricoltura italiana la più sicura del mondo, e pressione burocratica derivante dalla molteplicità di interventi tra loro non coordinati, finiscono per generare – precisa Prandini – un grave elemento di malessere nei confronti dell’azione pubblica. Per questo occorre lavorare in tutti settori per una semplificazione normativa “trasversale” secondo il modello già adottato nel settore vitivinicolo con il Testo Unico ed attuare pienamente – continua Prandini – un sistema unico dei controlli amministrativi per consentire una minor pressione sulle imprese che lavorano nel rispetto delle regole e controlli più efficienti su coloro che non le rispettano. In riferimento agli iter amministrativi e ai processi di autorizzazione è necessario – sostiene Prandini – che lo Stato si concentri prioritariamente sulle sole attività di controllo, valorizzando secondo i principi di sussidiarietà il ruolo di semplificazione dei Centri di Assistenza Agricola, in rapporto diretto con le imprese. Rispetto alla gestione delle risorse pubbliche (nazionali, regionali e comunitarie) infine – conclude Prandini – vanno decisamente aumentate le perfomances dello Stato e delle Regioni, facendo leva sul ruolo dei Centri di assistenza agricola per velocizzare i processi di erogazione ed evitare la perdita di risorse comunitarie, anche uniformando i sistemi informatici  degli Organismi pagatori.

Foto sotto: Ettore Prandini presidente nazionale Coldiretti (Risoitaliano) 

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