Sono circa 200 i centri antiviolenza attivi in Italia. La Lombardia è tra le regioni leader per quanto riguarda le denunce di maltrattamenti con quasi 6mila accessi nel 2017. Sta crollando il muro dell'”omertà” grazie ai servizi offerti dai territori
E’ pubblicato sul portale di
Regione Lombardia il terzo rapporto sulle donne vittime di
violenza che si sono rivolte nel 2017 ai centri antiviolenza
attivi in Regione Lombardia, il primo realizzato col nuovo
sistema informativo Osservatorio regionale antiviolenza.
Un’iniziativa dell’assessorato alle Politiche per la famiglia,
genitorialita’ e pari opportunita’ in collaborazione con i centri
antiviolenza.
CROLLA IL MURO DELL’OMERTA’ – “Nel 2017 – ha detto l’assessore
Silvia Piani – gli accessi sono stati 5.892, contro i 5.244 del
2016 e i 4.317 del 2015″. “Appare sempre piu’ evidente che il
rafforzamento della copertura territoriale delle reti
antiviolenza e la crescente sensibilita’ dell’opinione pubblica –
ha spiegato l’assessore – stanno influendo sulla crescita del
numero delle donne che rompono la spirale della violenza
rivolgendosi a noi. La nota dolente e’ la diffusione del fenomeno
e la constatazione di quanto rimanga ancora da fare in termini
di prevenzione”.
UN PROGETTO SPERIMENTALE – Il progetto dell’Osservatorio
regionale antiviolenza, avviato a partire nel 2014, ha portato
alla stesura dei primi due rapporti nel 2015 e nel 2016 e alla
successiva strutturazione ed evoluzione che consente oggi una
raccolta organica e sperimentale di dati, garantendo alle donne
il piu’ assoluto anonimato.
DATI UTILI PER PREVENIRE E SOSTENERE – “La violenza di genere –
ha aggiunto l’assessore Silvia Piani – e’ difficilmente
misurabile, perche’ si manifesta prevalentemente all’interno
delle mura domestiche o per mano di persone conosciute. Il
complesso rapporto tra la donna e l’autore del crimine e le
reazioni emotive e psicologiche che la violenza genera nelle
vittime, rendono infatti spesso difficile la sua emersione. La
disponibilita’ di informazioni puntuali ed aggiornate sulle
caratteristiche del fenomeno, rappresenta dunque una base
essenziale per sviluppare nuove strategie ed iniziative ed avere
in questo modo informazioni sempre piu’ accurate sui bisogni.
L’obiettivo e’ offrire sempre maggiore qualita’, efficacia ed
omogeneita’ negli interventi di prevenzione e di sostegno”.
QUALCUNA SI FERMA AL CONTATTO INIZIALE – Non tutte le donne che
contattano i centri, infatti, attivano un percorso completo di
uscita dalla violenza. I dati indicano percorsi non lineari,
spesso frammentati e intermittenti: alcune si fermano al
contatto iniziale, altre partecipano a colloqui di accoglienza o
di ascolto telefonico, volti a individuare i bisogni e il
percorso piu’ adatto per uscire dalla violenza, ma alcune ancora
li abbandonano o li sospendono.
PREVENIRE UN IMPEGNO COMUNE – “Questo rapporto – ha concluso
l’assessore Piani – mira certamente a migliorare la conoscenza
per intervenire meglio ma anche a mantenere alta l’attenzione
verso il lavoro delle operatrici e degli operatori che
quotidianamente si occupano di contrasto alla violenza, donando
impegno, energia, dedizione, tempo libero. E ancora di piu’ a
sensibilizzare l’opinione pubblica, poiche’ solo con l’impegno di
tutti sara’ possibile contrastare e prevenire un fenomeno che e’
una ferita aperta per l’intera comunità”
Fotto sotto manifesto di sensibilizzazione contro violenza donne (donneinsalute.it)