La commissione riconosce i danni subiti dall’Italia, primo produttore di riso in Europa, a causa delle importazioni a dazio zero dai due paesi asiatici. Il ministro Centinaio: “Perso 50% coltivazioni, ora blocchiamo chi non rispetta nostri standard”
La Commissione Ue dà ragione ai produttori italiani di riso: c’è stato danno economico causato dalle importazioni a dazio zero da Cambogia e Birmania, paesi per i quali potrebbe essere presto ristabilito il dazio. A darne notizia è una nota del Ministero dello Sviluppo Economico: “La Commissione ha reso note le conclusioni dell’inchiesta sulle importazioni di riso ‘indica’ da Cambogia e Myanmar, avviata lo scorso 16 febbraio a seguito di una istanza presentata dal Ministero dello Sviluppo Economico e sostenuta anche dal Ministero delle Politiche Agricole. Le conclusioni propongono l’applicazione di una clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori e delle industrie italiane ed europee, che prevede la reintroduzione di dazi sulle importazioni dalla Cambogia e Myanmar per un periodo di tre anni”. Attualmente le importazioni sono a dazio zero poichè trattasi di due paesi inclusi nell’iniziativa EBA (Everything But Arms: “tutto fuorchè le armi”), che prevede l’importazione nel mercato europeo in franchigia daziaria totale dei prodotti agricoli provenienti da paesi meno avanzati.
Commissione #UE propone #dazi su riso da #Cambogia e #Myanmar accolta istanza presentata dal #MiSE e sostenuta anche dal @Mipaaft_ per tutelare risicoltori e industrie #italiane ed #europee @EU_Commission https://t.co/bzZApD8jtJ pic.twitter.com/UVqmccK6Mp
— MISE (@MISE_GOV) 6 novembre 2018
“La Commissione – si legge ancora nella nota – propone di applicare sulle importazioni di riso “indica” il dazio della normale tariffa doganale, pari a 175 /ton, per il primo anno e in misura ridotta per il secondo (150 /ton) e terzo anno (125 /ton)”. La proposta sarà sottoposta al parere degli Stati membri nell’ambito del Comitato del Sistema delle Preferenze Generalizzate, che e’ stato convocato a Bruxelles il prossimo dicembre: se otterrà una maggioranza favorevole, la clausola di salvaguardia potrebbe diventare operativa già nei primi mesi del 2019.
Centinaio: “Finalmente UE riconosce il danno: Italia ha perso 50% superficie coltivata”
“Siamo in campo per tutelare i nostri risicoltori che sono controllati e lavorano con tante regole per avere prodotti di altissima qualità. Non si fanno sconti, il dazio applicato deve essere lo stesso per tutti e tre gli anni, non esistendo ragioni giuridiche e tecniche che possano giustificare una riduzione progressiva”. Lo dice il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, commentando la chiusura dell’indagine. Secondo il ministro quello raggiunto “è un risultato importante che riconosce al nostro Paese il danno economico causato dalle importazioni a dazio zero da Cambogia e Birmania: abbiamo perso oltre il 50% della superficie investita per la coltivazione”. Centinaio sottolinea infine che “stanno proseguendo i controlli serrati nei confronti delle navi di riso asiatico che arrivano in Italia. Blocchiamo e rispediamo indietro chi non rispetta i nostri standard sanitari e di sicurezza”.
Coldiretti: “UE favorisce importazioni da paesi che violano diritti umani”
“Finalmente la Commissione Europea ha proposto di ripristinare per tre anni i dazi nei confronti delle importazioni di riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania, dove è stato raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione”. È il commento di Coldiretti, che sottolinea il riconoscimento, all’interno dell’indagine della Commissione UE, anche di notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre, che “giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni”.
La concorrenza sleale ha provocato il crollo delle quotazioni del riso in Italia e messo in ginocchio migliaia di aziende: sono infatti aumentate del 66%, tra settembre 2017 e luglio 2018, le importazioni Ue di riso dalla Birmania. “La crisi è drammatica e mette a rischio il primato nazionale in Europa – spiega Coldiretti – dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 234.300 ettari, che copre circa il 50% dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica”. Secondo Coldiretti, “non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale ed è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti ci sia un percorso di qualità che riguarda ambiente, salute e lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.