A ricordarci questo è proprio l’arte, che mai deve svanire, ma dev’essere un’energia che esplode dolcemente sulle coscienze di tutti. E tra le artiste simbolo di questo ‘metapensiero’ che ormai aleggia nell’aria, al di là del tempo e dello spazio, come una vitalità che rimane impermanente attraverso l’arte, è Artemisia Gentileschi. Un’artista e una donna forte, una delle prime (e poche) donne pittrici del XVII secolo che ha lottato per difendere i propri diritti e che denunciò il suo stupratore ancor prima del movimento ‘MeToo’. Nota in tutto il mondo per i suoi dipinti e che ha lasciato un segno nella storia, non solo per quanto riguarda l’arte, ma appunto per i diritti umani, la difesa contro le discriminazioni e la violenza sulle donne. «
Artemisia Gentileschi è diventata un’icona del femminismo e della storia delle donne, è stata un’artista straordinaria, pur non essendo stata la prima artista della storia » – sottolinea il regista Jordan River, che ha diretto il docufilm “
Artemisia Gentileschi, Pittrice Guerriera”. Un docufilm in distribuzione in tutto il mondo in varie lingue e sulle maggiori piattaforme mondiali. In Italia è da poco approdato anche su
VatiVision, la ‘Netflix’ del Vaticano; presto anche in libreria il cofanetto DVD+Libro distribuito dall’
Istituto Luce Cinecittà (uscirà dal 14 aprile, ma può essere già prenotato direttamente nelle librerie).
Il documentario, causa pandemia, era già uscito solo online lo scorso 25 Novembre, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale dell’ONU, che si collega anche all’8 marzo, quasi un ciclo che si chiude. « Artemisia è divenuta un ‘simbolo’ per le coscienze di oggi. Violentata, torturata e poi umiliata. Un’artista che non cade e non affonda – continua il regista – ma che prima rimane a galla e poi con coraggio, a schiena dritta, si eleva ancor più in alto e lascia sulle tele capolavori unici. – l’autore dell’opera spiega com’è stato stimolato da questa artista – Ho voluto così rendere omaggio a una donna che ha sofferto e che è riuscita a rialzarsi. È entrata a Firenze nell’Accademia del Disegno, prima donna in assoluto a ricevere questo onore. Penso si possa considerare un’icona femminista, non solo e soltanto perché i suoi dipinti esaltano anche il ruolo delle donne fino al punto da farle apparire più forti degli uomini, ma soprattutto per la sua storia e vita unica, che traspaiono dalle sue opere. Anche altre grandi donne precedenti ad Artemisia sono state artiste, non solo Sofonisba Anguissola, ma donne che dipingevano si trovano nel Medioevo e anche prima. E credo che Artemisia, in certo qual modo, le rappresenti tutte con onore e dignità, per sigillare nelle coscienze in modo perpetuo quell’insensibilità che a volte gli esseri umani sono capaci di manifestare ».
Artemisia ormai non è soltanto un nome, ma la personificazione di una Luna sempre crescente, una luna che dev’essere un faro per la tutela dei diritti umani e per la violenza contro le donne, e occorre rimarcare come proprio in tempo di pandemia si sono registrate più donne uccise e meno denunce. Ricordiamolo questo ancora di più nel giorno dell’8 marzo ma, soprattutto, ricordiamolo in tutti i 365 giorni dell’anno, perché la difesa della donna è anche la tutela della civiltà del genere umano.