“Siamo davvero sicuri che il segreto della felicità sia il successo? Viviamo in una società, che ci sottopone ad una sfibrante ed esasperata tensione alla visibilità e al successo, a vincere nonostante compromessi, a venderci e mercificarci, pur di ottenere il primo posto. Concorsi, gare, competizioni, con un vincitore già designato. Siamo abituati a dare al fallimento una connotazione negativa, da biasimare, da nascondere, di cui vergognarci. In realtà, mettersi in gioco, partecipare, perdere o vincere è un modo per mettere alla prova la nostra volontà, il nostro carattere, sfidare gli eventi, vivere la competizione, il dubbio del risultato, rendersi conto che si può essere più forte dei raccomandati, degli amanti della gente che conta, più forti di chi per vincere, è disposto a tutto.
Allora la sfida diventa un gioco, perché la competizione è, tra chi vale e mette in gioco meriti personali e, chi si è venduto, per raggiungere il potere . Allora vincere o perdere non ha molta importanza se la gara è tra il merito e il potere, perchè il merito ti appartiene e non si spegne con la sconfitta, il potere svanisce e ti abbandona e la buia notte del nulla ti accompagna.
Essere capaci di affrontare la sconfitta senza capitolare, rendendosi conto di essere capace di sfidare ogni avversità e sorridere nel vedere sgomitolare le altre persone, in un affanno infinito, per arrivare prime. Avere perseveranza, coraggio, chiarezza di intenti, determinazione, ma soprattutto saper osare.
Osare significa osare il fallimento. Sì, perché non avere il coraggio di fallire significa rassegnarsi a vivere solo a metà. Osare è un aspetto del proprio modo di vivere, chi lo possiede può essere audace, coraggioso e valoroso. Il mio sogno che è anche un messaggio, è quello di ribaltare le priorità, non più la cultura della vittoria che vige in tutta la nostra società contemporanea, la cultura del raccomandato, del successo, dell’apparire, del diventare senza essere.
A questa antropologia del vincere a tutti i costi, preferisco di gran lunga chi perde, con onestà e dignità, per meriti ignorati a fronte di raccomandazioni o di interessi di comodo, perché la sconfitta non è sua, ma del sistema. Ristabilire un’apologia dei secondi, quelli che si sono impegnati, quelli che hanno creduto, quelli che hanno fatto la storia della propria vita, quelli che non “hanno”,ma “sono”, quelli sanno cadere e rialzarsi, perché i veri vincitori sono loro. Solo allora la sconfitta rende “liberi” e “ vincenti”.
Dott.ssa Maria Alecci
Psicologa Psicoterapeuta e Mentore
Segretaria “Club SOROPTIMIST Val di Noto”