“L’anima dell’individuo è in pericolo; per questo la beat generation ha vissuto e continuerà a vivere”. Allan Ginsberg
Sembrò una fiammata ed era un fuoco. Una formidabile chiamata a raccolta, un movimento letterario dove la libertà si dibatteva da una costa all’altra dell’America come la pallina agitata di un flipper, nel quale alcol e fumo, benzedrina e disperazione rinviavano continuamente il momento del tilt. E a più di sessant’anni da “Sulla strada” tra corriere ed autostop, per andare di là, dall’altra parte, dove tutto finisce e ricomincia.
Era il 1957 quando Jack Kerouac pubblicava “On the road”, mappa spirituale del suo vagabondaggio, e la parola beat cominciava la grande cavalcata di significati e messaggi che ancora non l’hanno fiaccata. Non fu solo un libro. Fu un urlo, come quello pubblicato da Allen Ginsberg un anno prima. Fu come una pestata sul gas, col piede pesante e spudorato di Neal Cassady – compagno di strada e mito di Jack, sublime autista e suo doppio – nel silenzio di una notte sui Grandi Piani, quando Dean Moriarty e Sal Paradiso (Neal e Jack in On the road) rombano da Est ad Ovest. E di nuovo a Est. Senza potersi più fermare. Già inseguiti da generazioni che ascoltano affascinate quel disagio, e infilano le chiavi nel cruscotto delle loro esistenze. Almeno per il tempo di una lettura.
Dopo tanto correre e rincorrersi c’è ancora la voglia di sognare, di uno sguardo innocente per raccontare le proprie storie. Questo è forse il fascino del romanzo che ha fatto conoscere una generazione di ribelli dalle molte cause.
Jack Kerouac ha, infatti, rinnovato il mito del viaggio. Jack, Neal e gli altri si muovono per esplorare il nuovo territorio, sperimentare nuove regole di vita, nuovi rapporti. Ingenuità e furbizia, coraggio e paura, tutto si mescola nell’avventura. Ancora una volta uscire di casa, muoversi, significa conoscere e soprattutto conoscersi.
La Beat Generation nasce dalla scintilla di un incontro. Kerouac, Ginsberg, Burroughs sono un gruppo di amici. Quando nella loro vita arriva Neal, parte la reazione a catena. Con il suo entusiasmo, le sue follie, le lettere appassionate, Neal Cassidy indica la strada da seguire. Ognuno poi sceglierà il proprio personale stile di vita e di scrittura.
Nell’arco di pochi anni il mondo scoprirà i Beat. Sono passati più di quarantanni da allora e varie generazioni hanno fatto in tempo a comparire all’orizzonte per far sentire la propria voce, ma anche a farsi dimenticare.
I Beat sono ancora fra noi, come era accaduto negli anni Sessanta e nei decenni successivi. Ora l’imminenza del cambio di millennio sembra consumare più in fretta le esperienze del passato.
Siamo prossimi al solenne trasloco. Il grande camion è pronto per portarci da un millennio all’altro. E’ il momento delle decisioni. Cosa tenere, cosa buttare. Scegliere, questo è il problema. Quali miti e quali riti di questo secolo saranno ancora buoni nel prossimo? Quali si possono considerare essenziali?
Italo Calvino diceva che con i miti non bisogna aver fretta, così è stato per la Beat Generation.
Partita a razzo insieme allo Sputnik sul finire degli anni Cinquanta, grazie all’immediato successo di Sulla strada di Kerouac, ha rivelato un gruppo di battuti e beati che hanno contribuito con le loro inquietudini a dare vita al movimento pacifista, a quello per i diritti civili, a quello per le libertà sessuali: un gruppo che ha rivoluzionato il modo di pensare l’avventura e di raccontarla.
Una generazione che è bruciata in fretta, ma che non ha mai smesso di brillare sotto la cenere.
E’ forse accaduto il miracolo, forse il carbone ardente si è trasformato in diamante? E’ troppo presto per dirlo. Certo è che Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti, Corso, Burroughs, sono ancora oggi nostri compagni di viaggio. In quest’epoca di incertezza la loro determinata e caparbia voglia di rompere gli schemi, di combattere i conformismi, li rende ascoltati maestri per le nuove generazioni, li conferma nel ruolo di padri e di fratelli maggiori per chi ha già del bianco nei capelli.
a cura di Francesca Pucci
Direttore Responsabile corriereQuotidiano.it – [email protected]