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Cinquanta anni fa il ritrovamento dei Bronzi di Riace

Il ritrovamento è avvenuto a 200 metri dalla spiaggia, ad una profondità di 8 metri, dal sub romano Stefano Mariottini

Il ritrovamento è avvenuto a 200 metri dalla spiaggia, ad una profondità di 8 metri, dal sub romano Stefano Mariottini

La scoperta

Il ritrovamento è avvenuto a 200 metri dalla spiaggia, ad una profondità di 8 metri, dal sub romano Stefano Mariottini che, durante un’immersione, aveva scorto le due statue parzialmente coperte dalla sabbia. Le opere, risalenti con tutta probabilità alla metà del V sec. a.C. e alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri, certamente realizzate ad Argo nel Peloponneso come venne poi accertato dall’analisi delle terre di fusione, una volta recuperate, si presentarono in un eccellente stato di conservazione. “Riconobbe le due statue come creazioni della bronzistica greca da ascriversi alla grande tradizione artistica del V sec. a.C. – aggiunge ancora Alessandro Foti – e dopo il primo intervento per la desalinizzazione nella Soprintendenza calabrese, per il restauro scelse il laboratorio della Soprintendenza archeologica della Toscana. Così nel 1975 i guerrieri furono trasportati a Firenze dove c’erano attrezzature e personale con esperienza nel campo della conservazione dei reperti metallici di provenienza archeologica”.

Il restauro

Le attività di restauro furono complesse, durarono otto lunghi anni, e si conclusero con una prima esposizione a Firenze (dicembre 1980-gennaio 1981) e poi a Roma al Quirinale (giugno-luglio 1981). A quel punto scoppò il fenomeno “Bronzi”. “Quello che ho molto vivo nel ricordo – prosegue Foti – è l’impegno e la determinazione che mio padre profuse per il ritorno delle due statue in Calabria dove finalmente arrivarono per non più ripartire”. Nelle parole di Foti traspare un velo di rammarico. “Prima della ristrutturazione del Museo di Reggio – dice – c’era una sala di archeologia subacquea dedicata a mio padre, dopo i lavori è stata cancellata. Adesso non c’è nemmeno una targhetta. Posso solo sperare che la Calabria, la sua Calabria non dimentichi una figura di cui può e deve andare fiera”.

La statua A è una scultura a tutto tondo realizzata in bronzo. È alta 1,98 m. Rappresenta un uomo giovane e forte, completamente nudo e in posizione stante. la distribuzione del peso e la posizione degli arti sono organizzati secondo il criterio del pondus. La statua cioè, pur non esprimendo intenzione di movimento ha una posa naturale, non rigida: il peso è sostenuto alla gamba destra, la sinistra pertanto si presenta leggermente discosta dall’asse del corpo e il ginocchio è flesso. Il carico del peso sull’arto destro determina una lieve rotazione del bacino e il conseguente abbassamento dell’anca sinistra. Per compensare questa asimmetria il torso compie una lieve curva che a sua volta si ripercuote sulla posizione delle spalle, in cui si nota un lieve abbassamento della destra rispetto alla sinistra. La testa è volta e lievemente piegata verso il lato destro.

Il braccio destro è disteso lungo il corpo, il sinistro è piegato e reca a metà dell’avambraccio l’anello di impugnatura di uno scudo. Tra gli arti portanti e quelli liberi c’è quindi una corrispondenza a chiasmo.
La muscolatura vigorosa, del torace, della schiena e dei fianchi è modellata in modo anatomicamente corretto. Sulle braccia e sulle mani le vene sono descritte in modo accurato. Tutto l’apparato muscolare è tonico, teso, immortalato un momento prima della contrazione.

I particolari della testa e del volto sono realizzati con accuratezza estrema. I capelli sono lunghi e ricci, stretti in una fascia che cinge la fronte. La barba è lunga e folta, anch’essa densa di riccioli. Lafronte è corrugata in atteggiamento concentrato, le ciglia d’argento sottolineano la linea degli occhi, il cui interno è realizzato in avorio e pasta vitrea, le labbra di rame sono socchiuse e lasciano vedere i denti realizzati in argento. L’espressione è quella di un guerriero che si sta preparando alla battaglia.

Le indagini effettuate nel corso dell’ultimo restauro hanno messo in evidenza sulla testa dei solchi che indicano in origine la presenza di un elmo, portato al sommo del capo e non ancora abbassato a coprire il volto.
Altri segni lungo il braccio destro e la posizione allargata dell’indice e del medio della relativa mano, lasciano invece supporre che lungo il fianco fosse appoggiata una lancia, lasciata appunto scorrere tra le due dita. Nessun dubbio invece circa la presenza dello scudo sul braccio sinistro.

La statua B, anch’essa in bronzo, è di un solo centimetro più bassa della prima. La struttura e la posizione del corpo ricalcano in tutto quelle della statua A. una lieve differenza si nota nel polso destro, maggiormente flesso rispetto alla prima statua.
Il modellato della testa presenta invece alcune differenze. La calotta cranica è liscia, non modellata, come se lo scultore avesse tralasciato la descrizione dei capelli perché coperti da un copricapo. La tecnica e i materiali utilizzati per le ciglia, gli occhi e le labbra sono le stesse che per la statua A, in questo caso però la bocca è chiusa e non si vedono i denti.

Il modellato della barba è estremamente curato, folta come nella prima statua, è caratterizzata da ciocche dall’andamento ondulato e meno ricciorispetto all’esempio precedente.
All’interno della mano destra, una sorta di anello di stagno lascia presumere che anche questo personaggio portasse una lancia, ma in posizione più inclinata. Sempre evidente sull’avambraccio sinistro il sostegno dello scudo.

Le statue sono realizzate nella medesima tecnica, hanno dimensioni pressoché uguali, sono in tutto simili nella postura e recano segni dei medesimi attributi (elmo/copricapo, lancia, scudo). Sembra pertanto difficile immaginare che esse possano essere state realizzate da artisti diversi, e a distanza significativa di tempo l’una dall’altra. Altrettanto difficile immaginare che esse possano non essere parte di un medesimo progetto, di un unico gruppo.

Curiosità sui bronzi di Riace

Sul luogo del ritrovamento dei due bronzi è sito un porto che probabilmente era già attivo in epoca greca; ciononostante il ritrovamento fu condotto con poca scrupolosità e sembra che durante il recupero non sia stata posta attenzione agli oggetti vicino ai bronzi, e che sia stato abbandonato un pezzo di ceramica antica che era incastrato sotto il braccio del bronzo A per impedire danni dovuti al trasporto (danni che invece capitarono al bronzo B, che in epoca romana subì una rottura al braccio destro, riparata con una seconda fusione).

Oltre al bronzo, nelle statue sono presenti l’argento nei denti della statua A, il rame sui capezzoli, sulle labbra e sulle ciglia di entrambe le statue e alcune tracce di una cuffia sul capo della statua B. Negli occhi è stata usata la calcite bianca, della pasta di vetro e una pietra rosa per il dotto lacrimale.

I due bronzi si sono notevolmente alleggeriti nel 1995, quando è stata rimossa la terra di fusione e sono passati a pesare da 400 a 160 kg.

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