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Compie 70 anni Tex l’eroe di molte generazioni del dopoguerra

Apre domnani al Museo della Permanente di Milano (via Filippo Turati 34) la mostra Tex. 70 anni di un mito, in programma fino al 27 gennaio 2019 . L’eroe esordì nel 1948 nelle edicole grazie all’idea di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini

Settant’anni sono un lasso di tempo molto lungo. Specialmente in un periodo di cambiamenti rapidi e profondi come la seconda metà del Novecento. Proviamo per qualche istante a riflettere su che cos’era l’Italia quando Gianluigi Bonelli (1908-2001) e Aurelio Galleppini (1917-1994) crearono il personaggio di Tex Willer, a cui è dedicata la grande mostra che si apre il 2 ottobre al Museo della Permanente di Milano, organizzata da Sergio Bonelli Editore con il patrocinio dell’amministrazione comunale e il contributo della Fondazione Corriere.

L’esordio nelle edicole del coraggioso ranger dalla mira infallibile risale al 30 settembre 1948. La Seconda guerra mondiale era finita da più di tre anni, ma il nostro Paese ne portava ancora addosso le cicatrici. Non erano pochi gli italiani che soffrivano letteralmente la fame, anche se cominciavano ad arrivare gli aiuti del Piano Marshall, varato l’anno prima dal governo degli Stati Uniti. Il clima politico era incandescente e dominato da forze che non esistono più da un pezzo: la Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi, uscita nettamente vittoriosa dalle elezioni del 18 aprile, e il Partito comunista, il cui leader Palmiro Togliatti era sopravvissuto il 14 luglio a un attentato che aveva portato il Paese sull’orlo della guerra civile. Nel calcio dominava il grande Torino, che l’anno dopo sarebbe scomparso nella tragedia di Superga. Proprio nel 1948 Gino Bartali aveva vinto il Tour de France. Sul soglio pontificio sedeva Pio XII, nei cinema arrivava il capolavoro di Vittorio De Sica Ladri di biciclette.

Sembra incredibile che un personaggio nato in un’epoca così lontana conservi ancora gran parte del suo fascino, che ne fa uno degli eroi più longevi del fumetto, paragonabile a icone come Superman, Batman e Capitan America. Ma sono molti i riscontri della popolarità di cui gode ancora il capo bianco della tribù dei Navajos, che i suoi guerrieri chiamano Aquila della Notte. Per esempio il grande successo della collana con le storie di Tex in edicola da alcuni mesi con il «Corriere della Sera». Oppure il fatto che gli albi del ranger, con la passione che suscitano nei collezionisti, compaiano anche nel romanzo a staffetta che da luglio esce a puntate su «la Lettura».

Il fatto è che Tex sa coniugare motivi abbastanza tradizionali con altri decisamente originali. Agisce in America, nel Far West, e i suoi avversari sono in genere banditi dal grilletto facile. Ma nelle sue storie assume a volte un peso determinante l’occultismo: il nemico più insidioso del nostro eroe è il perfido Mefisto, dedito alla magia nera.

Quanto al protagonista, Tex è un uomo tutto d’un pezzo; leale verso gli amici; audace, ma non temerario; ha un innato senso di giustizia che lo porta a schierarsi senza esitazione dalla parte dei deboli e degli oppressi. Ma non è un tipo da santino. Innanzitutto gli piace non prendersi troppo sul serio e scambiare battute ironiche con Kit Carson, il suo burbero amico dal pizzetto bianco. E poi non ha un carattere bonario: conosce il gusto della vendetta, anche spietata. E quando c’è da «sciogliere la lingua a un gaglioffo» (Tex si esprime così, in maniera un po’ desueta, è parte del suo fascino), usa metodi che non sono proprio in linea con le regole del garantismo.

Soprattutto però — come emerge dalla mostra milanese curata da Gianni Bono, che sarà aperta fino al 27 gennaio 2019 — Tex si distingue per il suo atteggiamento verso i nativi americani. Non è un dato da poco, se si pensa che il primo film western di successo favorevole agli abitanti originari del Nord America si può considerare L’amante indiana(in ingleseBroken Arrow, «Freccia spezzata») di Delmer Daves, con James Stewart protagonista, che uscì nel 1950, due anni dopo l’esordio della creatura di Bonelli e Galleppini.

Da questo punto di vista Tex si colloca in piena continuità con gli eroi di Emilio Salgari (autore ammirato da Bonelli), per i quali il colore della pelle non ha alcuna importanza. Ha sposato un’indiana Navajo prematuramente scomparsa, Lilyth, con la quale ha messo al mondo un figlio meticcio, Kit. Ha ereditato la guida della tribù e la esercita con estrema saggezza. Tra i suoi compagni di avventura, i suoi «pards», c’è anche un guerriero pellerossa, Tiger Jack. Non di rado prende le difese degli indigeni contro i bianchi prepotenti. E più in generale gli capita abbastanza spesso di scontrarsi con le autorità costituite. Tutore della legge in quanto ranger (ma in origine era un ricercato), persegue tuttavia una giustizia sostanziale che va oltre le forme codificate.

Ecco, certamente dietro la duratura popolarità di Tex ci sono alcuni fattori evidenti: il talento dei suoi creatori, la maestria di chi ne ha proseguito l’opera con avventure sempre nuove, la brillante gestione editoriale di Sergio Bonelli (1932-2011), il figlio di Gianluigi. Però un altro elemento da non sottovalutare è il carisma vecchio stile del ranger. Aquila della Notte piace perché riesce a distinguere il bene dal male, anche quando si trova situazioni intricate, e nelle difficoltà sa agire con accortezza e prendere le decisioni giuste. Tutti vorremmo essere come lui, ma forse ci accontenteremmo anche di conoscere qualcuno dotato della sua autorevolezza da cui farci rappresentare.

L’enorme successo di Tex fuori dai confini italiani (le sue vicende sono state tradotte in un gran numero di lingue) dimostra chiaramente che si tratta di un prodotto capace di parlare a un pubblico internazionale. Però non sembra del tutto un caso che sia venuto alla luce e continui il suo percorso da settant’anni in un Paese che fatica tanto a trovare classi dirigenti adeguate. Forse Aquila della Notte è il leader di cui sentiamo il bisogno

 

La mostra a Milano (info e orari su www.tex70lamostra .it). La mostra è curata da Gianni Bono, storico del fumetto italiano, in collaborazione con la redazione di Sergio Bonelli Editore e con il patrocinio del Comune di Milano e il contributo della Fondazione Corriere della Sera. Attraverso disegni, foto, materiali rari e inediti, la mostra ripercorre 70 anni di vita del ranger creato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini. (Corriere.it) 

Foto sotto: Gianluigi Bonelli ideatore dell’eroe Tex (biografieonline.it)

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