Sono passate tre settimane dalla nomina di Lino Banfi nella commissione Unesco e le polemiche che accompagnarono l’annuncio del vicepremier Luigi Di Maio sembrano dimenticate. L’attore pugliese ha pazientemente atteso che qualcuno lo chiamasse per incontrare gli altri membri della commissione, ma, racconta al Corriere, nessuno si è fatto vivo.
Così è andato lui dal presidemte, Franco Bernabé, a chiedere quale sia il programma. “Si lavora tanto” ha ironicamente commentato con il quotidiano, dopo aver scoperto che la commissione si è riunita solo due volte: nel 2017 e nel 2018 e che alla terza, quest’anno, potrà finalmente partecipare.
A Banfi delle polemiche interessa poco: “Ci vorrebbero 23-24 autori per scrivere il putiferio che si è scatenato sulla miaignorenza” dice, “Che poi io ho fatto il seminario fino al quinto ginnasio: studiavo latino, greco, filosofia…”.
Ma a spiegargli qual è stato il senso della scelta del governo è stata la moglie. “Lei è più sordarella di me” racconta Sentiva questa storia del patrimonio dell’umanità, le polemiche. Mi chiedeva. Io rispondevo: è complicato. Alla fine mi ha detto: “Invece la nomina è proprio giusta. Bravo”. Io un po’ meravigliato ho chiesto perché. E lei: “Siamo sposati da 56 anni, dopo 10 di fidanzamento. È proprio un Matrimonio dell’umanità”.
Dall’Unesco, assicura, non prenderà un soldo. La struttura in Italia, del resto, è all’osso: “quattro dipendneti più un direttore generale e un presidente”, eppure gli impoegbni non mancan o. Non quello di ambasciatore “lo sono già dell’Unicef, si schermisce”, né di commissario (“sono già stato il commissario Lo Gatto”), ma le pressioni che arrivano perché vengano riconosciuti patrimonio dell’Uman ità il radicchio trevigiano e il prosecco. “Ma adesso io sono in prima linea per Canosa di Puglia i suoi ipogei di migliaia di anni fa: grotte greche, etrusche” avverte.
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