«La mia ricerca osserva le civiltà nel lungo periodo. Solo così si può evitare di prendere il presente come l’unica realtà possibile» sottolinea il sociologo Vittorio Cotesta che domani, 14 aprile 2023, alle ore 10.30, presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre, in Via del Castro Pretorio 20, Piano 2°, Aula 2, presenta la sua opera magna: «Il Cielo e la Terra. Immagini del mondo della civiltà greco romana, cinese antica e islamica medievale», edito per i tipi di Morlacchi Editore.
L’evento è un’opportunità per dialogare sulle radici della società globale in un momento di confronto interdisciplinare e interculturale che vedrà come protagonisti, insieme all’autore Vittorio Cotesta ed alla Direttrice del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre Paola Perucchini, numerosi e prestigiosi studiosi quali Roberto Cipriani (Emerito Università degli Studi Roma Tre), Cecilia Costa (Università degli Studi Roma Tre), Paolo De Nardis (Emerito La Sapienza Università di Roma), Tito Marci (La Sapienza Università di Roma), Enzo Pace, (Università di Padova), Massimo Pendenza (Università degli Studi di Salerno) e Claudio Alberto Tognonato (Università degli Studi Roma Tre).
Il focus è sulle costellazioni concettuali e sulle visioni greco-romana, cinese antica e islamica medievale. «Le tre civiltà sono studiate come fossero tre casi diversi. Ho cercato di far emergere come vedono le questioni essenziali della loro esistenza» spiega l’autore che, in ognuno di questi mondi, ritrova un modo originale di intendere l’universo, la vita, la morte, la società, il potere, l’essere umano ed il suo destino.
Mediante una approfondita analisi comparativa, Vittorio Cotesta rintraccia in quelle 3 civiltà —quella greco romana, quella della Cina antica e quella dell’Islam medievale— una medesima aspirazione ad una vita universale: l’uomo è ovunque lo stesso ed allo stesso tempo sempre differente.
Il reale viene dematerializzato e diventa la sedimentazione dell’umanità impressa nella materia che lasciamo come testimonianza e che allo stesso tempo ci costituisce, ma è una struttura a cui non bisogna sottomettersi: grazie alla libertà l’individuo può opporsi al pratico-inerte storicamente costituitosi che vuole imporsi come l’unico, l’eterno ed immodificabile, e dargli un’altra lettura.