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Il 21 giugno, solstizio d’estate, è anche la ricorrenza di San Luigi Gonzaga

Luigi è il settimo nome più diffuso tra gli italiani: lo portano più di 830.000 persone. Quest’anno ricorre anche il “giubileo straordinario” del coltissimo principe santo, a 450 anni dalla nascita. Un contributo dello storico Luigi Zanin

“Come si sarebbe comportato Gesù in questa occasione?”. E’ la domanda che per primo si pose  Sant’Ignazio di Loyola, e che ben presto sarebbe divenatta la guida nell’agire quotidiano di Luigi Gonzaga, santo  di cui quest’anno ricorre il giubileo straordinario dei 450 anni dalla nascita.
Per il giorno della sua festa, sono stati programmati convegni storici ed eventi pubblici, tra i quali l’inaugurazione di una nuova statua  a Castiglione delle Stiviere, città dove il santo nacque il 9 marzo 1568. Ma quel che sta avendo maggiore rilievo in questo anno Alojsiano è la riscoperta autentica della spiritualità del santo. Operazione non scontata dopo una lunga tradizione di matrice gesuita sorta negli anni successivi alla canonizzazione del Gonzaga si peritò di rendere il santo esclusiva immagine della della purezza del sentimento. Se questa strategia rientrava nel quadro dell’azione dell’ordine di dotarsi di un eroe alcui esempio affidare le proprie numerose scolaresche è invece nel “Cinquecento inquieto” da ricercarsi la grandezza e l’originalità del santo. Luigi Gonzaga è in questo il più autentico emulo del fondatore della Compagnia. Lo contraddistingono uno zelo particolare per la conoscenza: studiava lingue, storia, filosofia, teologia, maturandovi quello che Nicola da Cusa aveva intuito essere l’obiettivo della ricerca: l’umiltà. La spiritualità alojsiana è rappresentata dal dialogo con il Crocefisso che parte dello studio delle scienze e giunge, come già tre secoli prima in Tommaso, e si arresta di fronte all’amore di chi dona se stesso per salvare gli altri. Nel Cinquecento delle eresie e dell’economia oramai internazionale, Luigi sceglie il contrario di quel che proponeva la società: povertà autentica, che per i gesuiti significava anche rinunciare agli onori ecclesiastici, lo studio senza sosta come via per arrivare a Dio, ed infine la sua pratica, il sacrificio per salvare i suoi fratelli.
In questi giorni di dibattito anche molto aspro sull’immigrazione è importante seguire l’esempio di Luigi. Approfondire le ragioni, comprendere il fenomeno e chi ne è all’origine, indagare sulle regie più o meno nascoste che regolano questo fenomeno. Ma mai, in nessun momento, ci è dato di dimenticarci della domanda di Luigi: “Come si sarebbe comportato Gesù in questa occasione?”. E allora: laetantes imus. 

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