di Giovanna Corradini
Qualcuno dell’entourage lo ha definito «il cielo in una stanza», e la metafora è indubbiamente adeguata. Si tratta del «Laboratorio degli Annali di storia dei Mediterranei e dei mutamenti globali», fondato in questo ottobre dallo storico Carlo Ruta, che ne ha assunto la direzione scientifica. Nasce con le movenze di una istituzione d’eccellenza, a coronamento di un iter di ricerca condotto da anni, in contatto con diverse aree scientifiche, del Paese e dell’estero. Gli antefatti maggiori stanno comunque in due esperienze essenziali, guidate ancora dallo storico delle civilizzazioni: l’ormai notissima Storia dei Mediterranei, di cui sono usciti ben sei tomi, prodotti dalle Edizioni di storia e studi sociali, e il progetto degli Annali di storia, che si avvale, tra l’altro, di un comitato internazionale di garanti.
Il «Laboratorio degli Annali di storia», senza alcun fine di profitto economico, nasce con una mission puntata decisamente sull’innovazione. Sul piano metodologico si muoverà quindi lungo tracciati di coesione tra le scienze sociali, con lo scopo di forzare le barriere che opprimono gli specialismi e di promuovere la ricerca su terreni determinati ma aperti. Tra le tematiche prescelte figurano: le radici storiche del pregiudizio; la natura e i corsi dell’etnocentrismo; le dinamiche interetniche tra passato e presente; i processi delle mentalità; i mutamenti dei rapporti tra terra e mare; le connessioni tra i mondi liquidi, le scienze, le tecniche e i processi cognitivi. L’obiettivo primario è in sostanza quello di investigare i grumi profondi della storia, in grado di fornire anche chiavi orientative per il presente.
Il «Laboratorio degli Annali di storia» è situato in un vano settecentesco nella storica via Pezza di Ragusa, al numero 108, incastonato in uno scenario unico, nel crocevia esatto in cui si toccano i centri storici di Ibla e di Ragusa superiore: territorio tra i più emblematici oggi negli itinerari italiani e mediterranei tutelati dall’Unesco e da altri organismi nazionali e sovranazionali. E nasce con buone dotazioni: una biblioteca specializzata di circa 15.000 libri e un archivio, riguardante soprattutto il Novecento, di circa 120.000 documenti cartacei: un vero e proprio bene culturale messo a disposizione dal fondatore e direttore scientifico del Laboratorio. Si avvale inoltre di strumenti digitali avanzati, utili alla ricerca, e, in particolare, di mezzi telematici necessari per i collegamenti in remoto, in Italia e all’estero.
Il Laboratorio produrrà incontri di studio, seminari, corsi didattici, lezioni, convegni, in raccordo anche con istituzioni scientifiche nazionali e di altri paesi. Esso dispone di un organo internazionale di garanti, entro cui figurano tra gli altri, con Carlo Ruta, lo storico britannico Peter Burke, fondatore a Cambridge della New Cultural History, lo storico italiano Franco Cardini, la sinologa statunitense Pamela Kyle Crossley, il paletnologo francese Jean Guilaine, il sociologo e filosofo francese Michael Lowy, l’archeologo e docente della New York University Clemente Marconi, l’antropologo statunitense Ian Tattersal, il filosofo parigino Yves Charles Zarka. Esso dispone inoltre di un’ampia redazione scientifica, di cui fanno parte, ancora con il fondatore, studiosi di alto profilo come lo storico e filosofo francese François Dosse, lo storico berlinese Michael F. Feldkamp, lo storico britannico del Rinascimento John Henderson, l’antropologo e paletnologo italiano Giorgio Manzi, lo storico spagnolo Juan José Iglesias Rodriguez, l’epistemologo italiano Giuseppe Varnier.
La programmazione scientifica annuale del Laboratorio, accessibile a tutti gratuitamente, è suddivisa in tre trimestri, a partire da quello autunnale che, già aperto, propone un ampio calendario di appuntamenti, che vedrà avvicendarsi, on-line e in presenza, numerosi studiosi, tra cui lo storico Carlo Bitossi, l’archeologa Maria Clara Martinelli, il filosofo della scienza Giuseppe Varnier, lo storico tedesco Michael F. Feldkamp, la storica Maria Concetta Calabrese, l’antropologa Annalisa Di Nuzzo, la linguista storica Simona Marchesini e lo storico francese-corso Antoine Graziani. Si tratterà di lezioni e conferenze singole, ma sono già partiti corsi di livello didattico, come quello tenuto dalla Di Nuzzo, sui movimenti transnazionali nel mondo attuale, e quello del direttore scientifico, che sintetizza per tanti versi le ampiezze e le prospettive del progetto. Carlo Ruta focalizzerà infatti, in cinque lezioni, alcuni momenti emblematici della storia dei mutamenti e delle differenze culturali: la morte di Ipazia e il ruolo delle culture greco-alessandrine nel tardo Impero Romano; i secoli della Chiesa in Europa, come età eminentemente logica, e il pregiudizio; il tempo debole della Chiesa post-tridentina e la morte di Giordano Bruno; la ‘caccia alle streghe’ come paradigma degli accessi alla modernità; la scienza e i campi di concentramento: le manifestazioni implosive della razionalità occidentale nel Novecento. Sono previsti inoltre, ancora nel trimestre scientifico autunnale, due eventi speciali: dal 5 all’11 dicembre si terrà, presso la sede del Laboratorio, “Immagine del Secolo diviso. Mostra documentaria degli anni sessanta e settanta. Dal mutamento dei costumi all’età dei diritti rivendicati”, e il 12 dicembre si terrà il convegno “La storia e noi. Saperi, democrazia e bisogni di conoscenza: come affrontare le crisi di questa modernità”. E questo, per adesso, è tutto.