I due martiri venerati a Toledo non hanno storia. E allora festeggiamo Sant’Andrea da Fiesole, originario però della Scozia, che in quel di Fiesole fondò un monastero benedettino. Il prodigioso teletrasporto dalla Scozia della sorella Brigida
Andrea era giunto a Fiesole al seguito del compaesano Donato (anch’esso poi Santo), nominato vescovo della città toscana. Chiese e ottenne di fondare un monastero secondo la regola benedettina a Mensola, nei dintorni di Fiesole, dove esercitò la professione di confessore. La sorella Brigida era rimasta in Scozia, e, secondo le cronache, doveva essere piuttosto gaudente. Un giorno, mentre pranzava, in realtà sobriamente, -ci viene riportato il menu da Placido Puccinelli, che nel 1676 scrisse una “Vita e azzioni del beato Andrea di Scozia”: insalata e “alcuni piccioli pesci” (praticamente una fritturina di paranza)- cadde in un profondo sonno e al risveglio si ritrovò a Fiesole, al capezzale del fratello ormai in fin di vita. Il futuro Santo aveva espresso con tale forza, occhi al cielo, il desiderio di rivedere la sorella prima di morire, che un Angelo esperto in trasporto passeggeri ad alta velocità garantita (avercene, oggi), esaudì il desiderio. Fu comunque un volo di sola andata: Andrea morì piamente, e Brigida visse da penitente accanto alla tomba del fratello.
Andrea di Scozia riposa in parte in una bella urna di pastiglia dorata eseguita nel 1389 e conservata tuttora nella chiesa di Mensola, in parte dentro un busto-reliquiario di legno dipinto della stessa epoca.