Il giorno in cui si riordina la soffitta della memoria saltano fuori dalla scatola dei ricordi, anche frasi che hanno significato qualcosa. E supponiamo che la frase di tale professoressa Rapposelli “supponiamo di supporre un metro lungo due metri”, suggerisca che certi fatti non funzionino con il sistema bianco/nero o vero/falso. La realtà difficilmente si presta a letture unilaterali e il giudizio, di conseguenza, si fa incerto. Supponiamo che l’autore di questo libro decida che sia conveniente adottare la logica di “un metro lungo due metri” per affacciarsi in modo eccentrico sulle vicende personali e nell’intimità domestica di Remo Gaspari notabile di stazza della Prima Repubblica, sedici volte ministro, protagonista assoluto nella gestione dell’alluvione in Valtellina nel 1987; un personaggio buffo e antipatico, innocuo e autoritario, definito “ministro dell’asfalto e del cemento” (Antonio Cederna), tra i maggiori simboli della decrepitezza civile e morale di un sistema di potere (Michele Serra), notabile di grande stazza la cui unica competenza conosciuta è quella in clientele (Giorgio Bocca). La vita privata di Gaspari e l’intimità domestica condivisa con la moglie e il figlio, gettano però una luce diversa sul personaggio pubblico, che viene raccontato senza cercare di dirimerne le ambiguità. E in questo girare attorno alla sua vita il racconto si abbandona a una forza centrifuga che spinge verso altre vicende e altre figure e diventa il pretesto per evocare gli anni ’40, la Democrazia cristiana, i dorotei, le Brigate rosse, De Mita e il “rinnovamendo”, gli anni ’80, Pertini, Cossiga, il rampantismo socialista, Craxi, Lupo Alberto, l’amaro Ramazzotti e Maurizio Cattelan. I fili della narrazione sono innumerevoli, dipanati e intrecciati a seconda dei casi, talora sovrapposti. Entrano in gioco questioni che coinvolgono l’autore a tal punto da indurlo a mettere in pagina perfino stralci autobiografici, in rapporto più o meno diretto con la figura di Gaspari, abruzzese come lui. |