Dal 13 luglio scorso il complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena ospita la mostra “Dalle gioie degli Etruschi. Un dialogo contemporaneo”, di Linde Burkhardt, artista e designer tedesca innamorata della civiltà etrusca
La mostra, visibile fino al 23 settembre, espone sette grandi tappeti di lana e seta annodati a mano, prodotti con grande perizia artigianale. Naturalmente, non si tratta di tappeti intesi come semplici oggetti di arredamento. Ognuno di essi ha, infatti, un preciso significato e rappresenta un tema o un rituale della vita quotidiana del mondo etrusco. I tappeti vengono presentati al visitatore in perfetta sintonia tematica con reperti del Museo archeologico nazionale. L’artista tedesca e il marito François Burkhardt, che cura la mostra insieme all’archeologa Debora Barbagli, durante un viaggio in Toscana negli anni ’70 decisero di acquistare una casa nel comune di Montecatini Val di Cecina, a pochi chilometri da Volterra, uno dei principali centri della civiltà etrusca. Dopo anni di esperienza “sul campo”, durante i quali Linde Burkhardt ideò tappeti, ceramiche e molti altri oggetti d’arte, qualcuno suggerì all’artista tedesca di realizzare “quadri di tessuto” che illustrassero la civiltà etrusca. Un progetto che piacque molto alla designer, e di cui oggi si possono ammirare i risultati.
L’itinerario della mostra inizia in un giardino di piante considerate beneauguranti, o “felici”, dalla civiltà etrusca (come ad esempio il cipresso e la palma), oppure portatrici di sventura, “infelici” (come l’agrifoglio e il fico nero). Un’etichetta con un “più” o un “meno” accompagna il nome della pianta, a seconda che essa sia felice o infelice. Nel primo tappeto esposto, “Il giardino di Aulo l’Etrusco”, l’artista tedesca vuole rappresentare un “giardino dell’allegria”, dove le piante non sono riprodotte in dettaglio, ma con stile “impressionista”. Tra le piante, raffigurate insieme ad anatre e uccelli che giocano nell’acqua, si nasconde un etrusco di nome Aulo, il proprietario del giardino. Il mondo degli animali per la civiltà etrusca era molto importante: nella maggior parte degli affreschi sono sempre rappresentate svariate specie di animali. Linde Burkhardt ha così realizzato “Il Bestiario”, un tappeto che rappresenta due categorie di animali, quelli mitologici e quelli domestici, e che non passa di certo inosservato per una ricerca del colore molto attenta, dominata da un rosa dalla tonalità unica che fa da sfondo.
Secondo la civiltà etrusca gli dei rivelavano agli uomini, mediante particolari segni, la loro volontà. Ed è proprio questo il tema di un altro tappeto, intitolato “Facoltà divinatoria”. L’artista ha inteso così rappresentare il volo degli uccelli che, come un semplice tuono o un fulmine, per gli Etruschi poteva rappresentare il segnale premonitore di un’imminente catastrofe.
Un tappeto molto particolare è “Il Piombo di Magliano”, che sottolinea l’importanza della scrittura nel mondo antico: per gli Etruschi, nonostante ci siano giunte poche testimonianze scritte, la scrittura era importante, come dimostrano le iscrizioni funebri e quelle presenti su vasi e altri oggetti d’uso quotidiano.
Linde Burckhardt, durante i suoi studi, si appassionò alla storia dell’etrusca Tanaquil, una bellissima ragazza che sapeva leggere e scrivere -attitudini poco comuni in quei tempi per una donna- e che era soprattutto in grado di interpretare l’annuncio divino. Tanaquil sposò Lucumone, che cambiò poi nome in Lucio Tarquinio Prisco e divenne il quinto re di Roma. Davvero singolare l’arazzo dedicato a questa storia, che rappresenta le ceramiche che potevano arredare la casa di Tanaquil e del re suo marito e che si chiama per l’appunto “Le ceramiche di Tanaquil”.
Come nella civiltà greca, anche per gli Etruschi era molto importante il simposio, tema che viene illustrato dai tappeti “Convivium” e “Danzatrici”. Nel primo, un gruppo di otto commensali, riuniti attorno ad un tavolo, banchettano e sorseggiano del vino. La seconda opera rappresenta invece una donna etrusca, elegantemente abbigliata con bracciali e collane, che balla muovendo con armoniosa grazia le mani e il corpo, in una danza che molto probabilmente fungeva da coreografia nel corso dei banchetti.
In questa suggestiva mostra antico e contemporaneo dialogano fra loro: il visitatore viene letteralmente rapito e condotto con sapienza in un mondo di gioie, misteri, eleganze e riti in cui l’elemento naturale si integra mirabilmente e diviene parte essenziale dell’espressione artistica.