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Lettura addio: un italiano su 10 non ha nemmeno un libro in casa. In compenso, tanti “scrittori”…

En plein qualche sera fa a “Otto e mezzo” (La7): quattro ospiti, quattro libri, promossi con deferenza dalla conduttrice Gruber. Peccato che fossero santini autocelebrativi di potenti autonominatisi prima statisti, ora scrittori. E ci si lamenta …

Per carità, poi Lilli Gruber presenta e promuove anche libri di tutto rispetto, come “La scopa di Don Abbondio” di Luciano Canfora (ed. Laterza), un lucido e disincantato saggio sull’attualità vista, con sapiente binocolo, dalla Storia, che consigliamo a tutti. Ma se pensiamo che qualsiasi politico in astinenza da potere “scrive” dal suo esilio dorato (o meglio, fa scrivere a qualche ghostwriter, e, se non è così, proviamo tanta compassione per gli editor e i correttori di bozze) il proprio diariuccio dei bei ricordi, spesso infarcito di malignità e minacce più o meno subliminari … e poi imperversa in tutti i talk show dove lo si omaggia di pubblicità gratuita … capiamo perfettamente coloro che rinunciano a leggere perché trovano le librerie intasate di pile e pile di tali operastre e, alle pareti, faccioni che in tv si possono facilmente obliare via zapping fulmineo e fulminante, ma che qui impongono un deciso dietrofront … e allora via a casa a rispolverare un sano classico, oppure si rinuncia a leggere alcunché, ritenendo la lettura degradata definitivamente a serva di politici trombati e rancorosi … perché la lettura non serve, tanto meno a resuscitare trombati, in quanto non è una serva, bensì illumina e spesso cambia l’esistenza… e ci si domanda per quale motivo un diciottenne, sia pure beneficiato da “bonus cultura”, debba restituire in forma di diritti di autore i soldi al trombato che glieli ha concessi … Tutto dunque, nel marketing editoriale travasato nel triste dibattito politico, congiura per l’affossamento di uno dei piaceri massimi della vita. Ed è questo il problema maggiore.

Apen Sarmale

 

Una bella analisi di Chiara Argirò sulla lettura:

“La lettura, questa sconosciuta…!

Secondo le indagini Istat il tasso di lettura dal 2000 al 2018 ha subito un andamento contrastante, dopo un rapido aumento, la curva ha ripreso a calare sino a ritornare ai dati di partenza. Il settore editoriale è davvero in crisi come pare?

Secondo i dati Istat, dal 2000 sino al 2010 l’andamento di produzione editoriale è stato direttamente proporzionale al numero crescente di lettori che è passato dal 38 % al 46% ma dal 2011 sino ad arrivare ad oggi, la curva ha improvvisamente preso una direzione diversa invertendo i risultati: dal 2011 al 2018 è avvenuta una vera e propria retrocessione letteraria, il numero di chi legge è tornato ad essere quello di più di 15 anni prima. La differenza tra i lettori forti – coloro che leggono almeno 12 libri l’anno – ed i lettori deboli – coloro che invece leggono a malapena 4 libri ogni 12 mesi – si è fatta sempre più netta e marcata e a conquistare lo scettro della lettura, non sono più i giovani dagli 11 ai 14 anni – come era stato fino ai primi anni 2000 – ma i lettori più anziani che oscillano tra i 65 ed i 74 anni. Il mercato editoriale dal punto di vista produttivo è in crescita anche se paradossalmente il rovescio della medaglia, ossia l’ambito fruitivo, è in netta riduzione: in parole povere, si producono più libri ma se ne leggono sempre meno.

 

Tra le cause del declino letterario potremmo citare non solo una differenza culturale e geografica – come anche i dati d’indagine dimostrano, la percentuale di lettura nel meridione è inferiore rispetto a quella settentrionale, così come il tasso di lettura è più elevato tra i giovani che hanno un titolo di studio come la laurea: chi studia di più, legge altrettanto insomma. Altro elemento chiave da tenere in considerazione è il contesto familiare e sociale, il che induce a pensare che esista una sorta di “educazione alla lettura”: avere a che fare quotidianamente o spesso con persone che leggono, induce la persona in questione a leggere a sua volta. Ma se ci soffermiamo a pensare che una famiglia su dieci non ha neanche un libro in casa, come possiamo meravigliarci delle timide percentuali di lettura? Il dilemma tra il cartaceo ed il digitale è un’argomentazione debole che hanno tirato fuori in molti per motivare il declino di letture ma essa non inficia assolutamente il tasso letterario, che sia un libro in fogli ed ossa o un e-reader, l’importante è che si legga! Sono troppe le distrazioni che portano i giovani soprattutto a preferire altro ad un buon libro – tablet, cellulari, videogiochi, televisione e computer – eppure leggere dovrebbe essere una libera scelta tra le tante possibilità.

 

Che l’Italia sia il paese della cultura ormai è un luogo comune che trova ragione d’esistere grazie ad una rendita consolidata che si tramanda negli anni ma gli italiani sono tutt’altro che un pubblico letterato, anzi.

Se partiamo da un’analisi del mondo letterario, la prima cosa che salta all’occhio è la varietà di contenuti che esso offre: dalla narrativa contemporanea al genere rosa, dal fumetto e la cultura manga al benessere e alla cucina, dal fantasy al thriller, dall’horror ai libri per l’infanzia fino ad arrivare ai libri humor ed ai manuali, passando per i classici, la saggistica e la poesia. La stessa varietà, la riscontriamo anche nel pubblico di lettori che va dai più piccoli agli adolescenti sino ad arrivare agli adulti e agli anziani. Con una base di partenza così, dovendo incrociare le due varietà, quella dei generi e quella dei lettori, il risultato dovrebbe essere quello di un numero svariato di ibridi letterari: gli adolescenti leggono fumetti, manga, classici, fantascienza, horror, humour e così anche gli adulti. A mitigare lo schema, dovrebbe essere la variabile del gusto letterario e dunque, posto così il discorso, sembrerebbe quasi naturale ammettere che gli italiani leggono e anche parecchio, vista l’ampia scelta di cui dispongono. Eppure, le cose non stanno propriamente in questo modo.

 

Immaginiamo invece di tracciare una linea di preferenze letterarie, cosa leggono gli italiani? Negli ultimi anni la narrativa contemporanea continua a mantenere il podio, seguita dai libri per il benessere e la salute della persona. Seguono i gialli ed i thriller, letteratura per bambini, classici, harmony, manga e fumetti, saggistica. Gli ultimi posti spettano alla poesia, self help, humour e libri horror.

 

L’andamento dell’editoria è in una fase di stallo, se ci avventuriamo tra gli stand delle fiere italiane, noteremo che l’affluenza non è forte come negli anni passati. Un esempio è la Fiera di Firenze Libro Aperto, tenutasi poche settimane fa nel capoluogo toscano: un grande evento dedicato all’editoria emergente ed affermata con conferenze stampa ed incontri con autori, con numerosi stand dedicati a svariati generi narrativi. Il numero dei visitatori è stato minimo, addirittura uno dei tre piani dedicati alla Fiera non è stato nemmeno visitato da molti, me compresa, e questo perché non è stata fatta una pubblicità abbastanza forte da richiamare l’attenzione di tutti e né tantomeno sono state date delle indicazioni chiare. Quindi perché investire in un settore che non dà cenni di ripresa? La risposta per me è più che semplice, ma sono di parte. Leggere consente di vivere più di una vita, oltre alla propria, permettendo ai sogni di diventare realtà. Non lasciamo che un patrimonio inestimabile venga asfaltato sino a scomparire, lunga vita ai libri e ai lettori di cuore.

 

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