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Papa Francesco: “Onorare il padre e la madre rende felici anche quando ti hanno fatto male”

Il Papa, all’Udienza Generale di oggi, ha spiegato il valore del quarto comandamento. “La parola ‘felicità’ nel Decalogo compare solo in relazione ai genitori. La felicità dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo”

Dobbiamo “onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei loro limiti”. Papa Francesco ha spiegato così all’Udienza Generale di oggi il quarto comandamento: “onora il padre e la madre”. “Ci hanno dato la vita, se tu ti sei allontanato dai tuoi genitori fai uno sforzo e torna da loro. Forse sono vecchi, e qualunque cosa sia successa sono quelli che ti hanno dato la vita”, ha scandito Francesco. 
“Onorare i genitori porta ad una lunga vita felice”, ha spiegato ai fedeli, circa 30 mila, più del doppio cioè dei 13 mila attesi. “La parola ‘felicità’ nel Decalogo – ha ricordato – compare solo legata alla relazione con i genitori. Questa sapienza pluri-millenaria dichiara ciò che le scienze umane hanno saputo elaborare solo da poco più di un secolo: che cioè l’impronta dell’infanzia segna tutta la vita”. 
Secondo Papa Francesco, che da giovane gesuita ha studiato e insegnato psicologia, “può essere facile, spesso, capire se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato. Ma altrettanto percepire se una persona viene da esperienze di abbandono o di violenza”. “La nostra infanzia – ha sottolineato – è un po’ come un inchiostro indelebile, si esprime nei gusti, nei modi di essere, anche se alcuni tentano di nascondere le ferite delle proprie origini”. 
“La quarta parola – ha osservato Francesco – dice ancora di più. Non parla della bontà dei genitori, non richiede che i padri e le madri siano perfetti. Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perchè il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo”.

“Pensiamo – ha esortato il Papa rivolto ai fedeli – a quanto questa Parola può essere costruttiva per tanti giovani che vengono da storie di dolore e per tutti coloro che hanno patito nella propria giovinezza. Molti santi – e moltissimi cristiani – dopo un’infanzia dolorosa hanno vissuto una vita luminosa, perchè, grazie a Gesù Cristo, si sono riconciliati con la vita”. 
In merito, il Papa ha citato alcuni esempi: “da san Camillo de Lellis, che da un’infanzia disordinata costruì una vita d’amore e di servizio; a santa Giuseppina Bakhita, cresciuta in una orribile schiavitù; o al beato Carlo Gnocchi, orfano e povero; e allo stesso san Giovanni Paolo II, segnato dalla perdita della madre in tenera età”. 
“L’uomo, da qualunque storia provenga, riceve da questo comandamento – ha assicurato – l’orientamento che conduce a Cristo: in Lui, infatti, si manifesta il Padre vero, che ci offre di rinascere dall’alto”. 
“Gli enigmi delle nostre vite si illuminano quando si scopre che Dio da sempre ci prepara a una vita da figli suoi, dove ogni atto è una missione ricevuta da Lui. Le nostre ferite iniziano ad essere delle potenzialità quando per grazia scopriamo che il vero enigma non è più ‘perchè?’, ma ‘per chi?’ mi è successo questo. In vista di quale opera Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia?”. “Qui – ha concluso Francesco – tutto si rovescia, tutto diventa prezioso, tutto diventa costruttivo”. 

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