A un anno di distanza dall’uscita di “Appunti di Vista”, torna lo scrittore veronese con un nuovo lavoro. “Piccoli Passi” è la naturale evoluzione e conseguenza della precedente opera e l’autore, per confermare il suo stile narrativo, ha voluto mantenere lo stesso formato di racconti.
Sono otto le storie che muovono i loro Piccoli Passi tra cime innevate, sottoboschi e roccia, senza dimenticare il regno animale, compreso quello umano.
Rimane forte la presenza dell’amore per la semplicità che lo scrittore ricerca costantemente e tutela con tutte le sue forze.
Con questa seconda opera ricalca il suo percorso, lasciando l’impronta dei suoi scarponi consunti dal cammino che la vita lo porta a compiere, immerso nella Natura.
Un sentiero affrontato sempre con maggior lentezza e attenzione ai dettagli, alle sensazioni.
Se fu “Il bosco degli urogalli” di Rigoni Stern a spingerlo nella prima avventura, durante la scrittura di Piccoli Passi ha fatto delle grandi scorpacciate tra le immagini raccontate da Thoreau nel celeberrimo “Walden, ovvero vita nel bosco”, dalle e delle quali si è nutrito nei momenti lontani dai boschi e dalla tanto amata brezza montana.
Dice l’autore: “Il contesto e l’ambiente in cui si svolgono i racconti sono fondamentali, ma è sulle emozioni che cerco sempre di focalizzarmi. È come se tenessi un occhio puntato esternamente e lontano, all’orizzonte, e uno profondamente ancorato all’interno dell’anima e di ciò che quelle sensazioni provocano in noi.”
L’esigenza continua di raccontare, tramite storie con alcuni agganci autobiografici, una Natura fatta di esseri viventi e di rapporti fra questi, è costantemente presente nelle giornate che vedono l’autore chino sulla sua (e ormai consumata) tastiera del pc.
Se per Kerouac la scrittura fu on the road, per Alberto del Grande è senza ombra di dubbio in the wood.
Come nel precedente libro, lo stile rimane scorrevole e senza troppi fronzoli, come è l’autore stesso, e punta a trasmettere la pace data dai suoni della Terra, quelli dentro di noi.