Scoperta senza precedenti nel sito di Naqsh-e-Rostam, vicino a Shiraz, nel sud dell’Iran: dopo oltre 2500 anni gli archeologi hanno riportato alla luce un’iscrizione rupestre in tre lingue sulla tomba di Dario: antico persiano, elamita (la lingua parlata nell’Elam, la regione situata nell’Iran sud-occidentale dal III al I millennio a.C.) e babilonese. Il ritrovamento fornisce nuovi elementi sulla dinastia reale degli Achemenidi (fondata da Ciro nel 551 a.C. e dominante fino all’aggressione di Alessandro Magno nel 331 a.C.), sull’amministrazione dell’impero persiano (il primo grande impero della storia), e sulla costruzione di Persepoli, la magica città che si trova a soli 12 km dal sito di Naqsh-e-Rostam.
Il sito archeologico di Naqsh-e-Rostam in Iran (AFP)
La costruzione di Persepoli (518 a.C.) è dei tempi di Dario I detto il Grande e l’iscrizione trovata a Naqsh-e-Rostam si trova proprio sopra la sua tomba a forma di croce, ed è, secondo gli esperti, attribuibile al suo periodo. “È una scoperta senza precedenti negli ultimi 50 anni”, commenta Wouter Henkelman, professore associato e responsabile degli studi Elamiti e Achemenidi della Ecole Pratique des Hautes E’tudes di Parigi. Secondo lo studioso la scoperta dell’iscrizione D.N.F. (così coniata dagli studiosi), oltre a rivelare nuovi elementi sulla dinastia degli Achemenidi, accende le speranze per il ritrovamento di altri documenti in siti come quello di Naqsh-e-Rostam.
Mojtaba Doroudi, ricercatore ed archeologo che ha avuto un ruolo nella scoperta dell’iscrizione, trovata sotto uno strato di muschio e piante, la ritiene “importante nel campo della filologia e della conoscenza delle lingue antiche”.
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