avvocatoinprimafila il metodo apf

“TROPPO COMODI: accettare il disagio per riconquistare la nostra parte selvaggia, felice e in salute” di Michael Easter

Un coraggioso invito a uscire dalla propria comfort zone e a esplorare la natura selvaggia che è in noi

Per molti versi siamo più comodi che mai, viviamo vite sempre più protette e progressivamente sterili. D’altronde ci siamo evoluti per cercare e assicurarci il comfort. Ma se fossero proprio le nostre vite al riparo, a temperatura controllata, sovralimentate e poco impegnative la causa principale di molti dei nostri problemi di salute fisica e mentale?

Arriva anche in Italia Troppo comodi, il libro-inchiesta in cui Michael Easter, giornalista pluripremiato, racconta le avventure vissute insieme a visionari e innovatori fuori dagli schemi (e dal web) e intervista ricercatori geniali e pionieri del condizionamento mente-corpo che stanno svelando i segreti di una soluzione controintuitiva per migliorare la nostra vita: il disagio.

I comfort e le comodità̀ della nostra contemporaneità, quelli che ora influiscono maggiormente nella nostra esperienza quotidiana – come l’automobile, il computer, la televisione, l’aria condizionata, lo smartphone, il cibo che ha subito molti processi di trasformazione alimentare – vengono impiegati dagli individui della nostra specie da un centinaio di anni, e anche meno. Si tratta dello 0,03% circa del tempo trascorso da quando siamo comparsi sulla Terra: in altri termini, l’accesso costante ai comfort, nonostante ci sembri la normalità, è una radicale novità̀ per noi esseri umani. E ogni volta che veniamo esposti a un livello di comfort maggiore, ci adattiamo a esso e le vecchie comodità a cui avevamo accesso diventano immediatamente inaccettabili.

Ma in questi 2,5 milioni di anni, le vite dei nostri antenati sono state intimamente associate al “disagio”, costretti ad affrontare quotidianamente lo stress: se non trovavano cibo, morivano. Se un leone decideva che voleva mangiare il loro cibo, morivano (o scappavano o venivano sbranati). Se si allontanavano troppo dall’acqua, morivano. Se subivano un’infezione, morivano. Se inciampavano e si fratturavano una gamba, morivano.

Certo, anche nella nostra epoca gli esseri umani contemporanei sono “stressati”: tuttavia, non soffriamo di quel tipo di stress acuto di cui gli esseri umani si sono dovuti preoccupare per milioni di anni.

La maggior parte di noi non sperimenta lo stress dal punto di vista somatico, come la percezione della fame estrema, l’esaurimento delle energie per via della scarsezza del cibo, il trasporto di carichi pesanti, oppure l’esposizione a strani germi, o a sbalzi di temperatura straordinari. Né soffriamo di un certo tipo di stress mentale, come per esempio quello che proveremmo se dovessimo lottare ogni giorno per la nostra sopravvivenza. Questo è il motivo per cui molti studiosi hanno affermato che, nel suo insieme, il mondo sta migliorando.

Però anche oggi le persone soffrono, sempre di più̀, di patologie che hanno a che fare con la disperazione: ansia, depressione, dipendenze, che possono sfociare nel suicidio. Quindi, sì, non dobbiamo confrontarci con certi disagi, come impegnarci per procurarci del cibo; tuttavia, dobbiamo fare i conti con gli effetti collaterali del nostro benessere potenzialmente illimitato: problemi associati alla salute fisica e mentale, a lungo termine.

La dipendenza dalla tecnologia e dal comfort ci ha resi più deboli e più vulnerabili, ha portato ad un aumento di patologie croniche e malattie legate allo stile di vita come l’obesità, il diabete e le malattie cardiache. La mancanza di sfide ci ha privati del pieno senso di soddisfazione, ci ha intorpidito.

Per combattere queste tendenze negative, Easter ci spinge ad abbracciare la scomodità e le condizioni al limite, ad adottare una serie di abitudini e comportamenti che ci aiutino a scoprire la nostra forza interiore, la capacità di resilienza del nostro lato più primitivo: esposizione al freddo, esercizio fisico, contatto con la natura, meditazione, il digiuno intermittente possono contribuire a migliorare il nostro benessere.

È vero, gli esseri umani si sono evoluti per vivere certe condizioni in un ambiente sempre più confortevole e ipertrofico, ma questa tendenza ci ha evitato esperienze che non ci appartengono più che forse avremmo dovuto vivere: questo ci ha cambiato, e spesso non in meglio.

Exit mobile version