Foto: LEEMAGE
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini era artisticamente ammaliato dal poeta spagnolo Rafael Alberti. Non solo: al suo confronto si sentiva inferiore, “un poeta apprendista”. E quest’ammirazione viene fuori dopo più di 43 anni dalla morte dello scrittore e regista italiano grazie alla scoperta di un inedito fatta da una dottoranda napoletana. 29 anni, dottoranda di ricerca in letteratura spagnola all’Università di Salerno, Francesca Coppola ha trovato un dattiloscritto autografo inedito di Pasolini, con correzioni a mano, fra le sue carte custodite all’Archivio Contemporaneo “A. Bonsanti” del Gabinetto Scientifico letterario G. P. Vieusseux di Firenze.
Il testo, spiega la ricercatrice all’Agi, “ha un duplice valore: da un lato ci dimostra che nonostante Pasolini sia uno degli autori più studiati, osannati e passati al setaccio, ‘nasconde’ ancora degli inediti, dall’altro spero che questa sua venerazione possa contribuire a far riscoprire Alberti in Italia”.
Da Cadice a Firenze alla ricerca del testo perduto
La scoperta, tutt’altro che casuale, è il risultato di una ricerca durata 6 mesi iniziata a El Puerto de Santa María, in provincia di Cadice, in Spagna e terminata a Firenze. “Mentre facevo ricerche presso la Fondazione Alberti mi sono imbattuta in un’intervista del 1996 in cui il giornalista chiedeva al poeta spagnolo il perché di una poesia (“Anche a te”) dedicata a Pasolini dopo il suo assassinio. Alberti spiegò che trovava orribile che una persona così sensibile potesse essere uccisa in quel modo.
Poi aggiunse che lo scrittore italiano nutriva una profonda ammirazione per la sua opera “Degli Angeli” (“Sobre los ángeles”, tradotta in Italia da Vittorio Bodini per la collana Bianca di Einaudi) nel 1966 e che ne aveva parlato in un testo, ma personalmente non aveva mai visto il testo e non aveva idea di dove fosse”. “Dovevo trovarlo”, afferma Coppola, che spiega di aver cercato prima nei “Saggi sulla letteratura e sull’arte” e poi in tutti gli altri scritti o articoli di giornale in cui Pasolini esaminava gli autori stranieri. “Finalmente a Firenze mi sono ritrovata tra le mani questo scritto in cui Pasolini parlava abbagliato di Alberti. Ma aver pensato che si trattasse di un inedito”. Il testo di Pasolini è dedicato alla celebre silloge.
Che il testo sia davvero di Pasolini è fuori da ogni dubbio: “Ho chiesto lumi all’erede e cugina Graziella Chiarcossi. Ci siamo assicurati che il testo e i commenti scritti a mano fossero proprio dello scrittore italiano. E ci siamo fatte guidare dal trasporto e dall’ammirazione con cui Pasolini descriveva la poetica di Alberti”.
“Lo guardo come un negro guarda un bianco”
“Lo guardo come un negro, che non ha mai visto un bianco, guarda un bianco”, scrive Pasolini. “Credo che non ci sia razza di poeta più diversa da me di quella di Rafael Alberti”. Proprio per questo vuole far tesoro del suo talento: “Tutto quello che so della poesia, non vale infatti per conoscere Alberti. Tutto quello che so l’esaurisco per fare poesia io stesso, e per farne esperienza nel leggere, da critico, gli altri poeti che un po’ mi somigliano. Ma la più bella cosa del mondo è continuare ad apprendere. Chi di noi non desidererebbe essere sempre apprendista, ragazzo di bottega? È così che mi sento leggendo Alberti. Come un ragazzo che entra a imparare il lavoro a una bottega, e vede il maestro intento all’opera: un’alta montagna di cristallo”.
I due si erano conosciuti negli anni ’50 di ritorno da un viaggio a Varsavia. Oppositore instancabile della dittatura di Francisco Franco e simbolo dell’ideale repubblicano, Alberti fu costretto a vivere 38 anni lontano dalla sua Spagna e fu esule in Italia. Negli anni ‘60, grazie all’amica comune Elsa De Giorgi, Alberti e Pasolini approfondirono il rapporto. “Si diceva fosse un rapporto tra intellettuali. Ma il testo inedito dimostra che la loro non era una semplice conoscenza ma un’amicizia nutrita di profonda stima”.
L’inedito alle stampe
Oggi l’inedito pasoliniano ha trovato finalmente un suo spazio nelle pagine del saggio di Coppola “Su Rafael Alberti: un dattiloscritto autografo (e inedito) di Pier Paolo Pasolini”, sulla pubblicazione scientifica “SigMa: rivista di letterature comparate, teatro e arti dello spettacolo” dell’Associazione Sigismondo Malatesta, edita da Federico II University Press e diretta dalla docente di letteratura spagnola Flavia Gherardi. “La statura lirica di Alberti era effettivamente grande: non solo per la varietà delle modalità stilistiche da lui adottate o dei temi trattati che ne scandirono il prolifico poetare, ma anche per ciò che il più longevo membro di una stagione mitica – la Generazione del ’27 – rappresentava. Quella generazione unica sotto il profilo letterario di cui faceva parte anche Federico Garcia Lorca, suo amico fraterno”.
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