Gli utenti di Facebook piu’ anziani tendono a condividere di piu’ le bufale. Lo afferma una ricerca delle universita’ di New York e Princeton, pubblicata su Science Advances. Secondo lo studio, l’8,5% degli utenti analizzati ha rilanciato contenuti palesemente falsi. Ma con importanti differenze d’eta’ e orientamento politico. Ha condiviso una fake news l’11% degli utenti di eta’ superiore ai 65 e solo il 3% di quelli tra i 18 e i 29 anni lo faceva.
Gli over 65 hanno rilanciato in media il doppio delle bufale rispetto ai 45-65enni e sette volte piu’ articoli falsi rispetto ai 18-29enni. Quanto all’orientamento politico, gli utenti che si sono definiti conservatori si sono dimostrati piu’ propensi alla condivisione di fake news: lo ha fatto il 18% dei repubblicani, contro il 4% dei democratici. I ricercatori hanno spiegato questa forte distinzione sopratutto con la rete di siti e i tentativi di influenze che hanno spinto la candidatura di Trump nelle presidenziali 2016. Lo studio e’ infatti iniziata all’inizio di quell’anno. I ricercatori hanno collaborato con la societa’ di ricerche YouGov per riunire un panel di 3.500 persone. Il 16 novembre, subito dopo le elezioni, hanno chiesto agli utenti di Facebook inclusi nella ricerca di installare un’applicazione che permettesse loro di condividere i loro dati, compresi eta’, orientamento politico e post condivisi. Circa la meta’ ha accettato. Per capire quante bufale fossero state rilanciate, la ricerca ha poi confrontato i post con diversi elenchi in cui erano stati raccolti gli indirizzi di siti dichiaratamente fake.
Andrew Guess, politologo della Princeton University, ha definito il risultato “sorprendente” soprattutto perche’ il legame tra eta’ e condivisione di bufale si e’ rivelato una costante anche se intrecciato con altri parametri (come professione o orientamento politico). In altre parole: sia repubblicani che democratici anziani ci sono cascati piu’ spesso. Sembra quindi che la variabile decisiva sia proprio l’eta’. Lo studio non si azzarda a indicare un motivo certo, ma indica due ipotesi: essendosi avvicinati ai social in eta’ piu’ avanzata, agli over 65 manca l’alfabetizzazione digitale che i piu’ giovani hanno; ma potrebbe influire anche il declino cognitivo associato all’invecchiamento, che rende meno vigili.
(AGI)