Questione di metodo? O semplicemente fortuna? Vediamo quali sono ad oggi alcune storiche opere infrastrutturali attualmente in uso nonostante i secoli di storia. Possano esserci da esempio e monito.
Questione di metodo. Sono numerose le antiche costruzioni pervenute fino ai giorni nostri e ancora attualmente in uso, tra queste si contano anche numerosi ponti. Ma com’è possibile che noi “moderni” dotati di ogni sorta di scienza e tecnologia non riusciamo a reggere il confronto con i metodi più antiquati? Certo che “antiquati” è aggettivo assai buffo, dato che moltissime antiche creazioni architettoniche resistono salde e immutabili tutt’ora.
In Turchia, a Izmir, il Ponte Caravan sovrasta il fiume Meles da circa 2860 anni, aggiudicandosi il titolo di ponte più antico del mondo ancora in uso. Nella nostra capitale il Ponte Milvio rappresenta una testimonianza della grandezza romana, considerato uno dei ponti più importanti della città, detto anche il “mollo”, perchè il primo tra tutti ponti ad essere sommerso dalle acque del Tevere in caso di piena, ma non per questo meno duraturo, anzi. Fu il censore Marco Emilio Scauro a ricostruirlo in pietra , poiché esisteva già ma il legno, nel 110-109 a.c. Narra la leggenda che proprio sul ponte Milvio l’imperatore Costantino si convertì al cristianesimo. Il ponte Carlo,Karlův most, è il più antico di Praga e unisce la parte vecchia della città con la nuova, vantando un’età di 661 anni distribuiti in 16 archi sovrastati da due torri di vedetta. Questo antichissimo ponte ha acquisito una valenza storica particolare perchè su di esso si risolvono e si sono risolte molte controversie e dispute, un ponte pacificatore per così dire. Di nuovo a Roma, Ponte Sant’Angelo, chiamato in origine ponte in memoria del suo costruttore, l’Imperatore Publio Elio Adriano che lo fece realizzare tra il 130 e il 135 d.c. Il ponte misura 130 metri di lunghezza, 9 di larghezza e possiede 5 arcate in muratura.
A Venezia, il Ponte dei Sospiri, costruito intorno al 1600 dall’architetto Antonio Contin, è ritenuto il ponte più famoso della città. Il suo poetico appellativo deriva dai tempi della Serenissima, durante i quali i prigionieri sospiravano, venendo fatti passare sul ponte prima di essere rinchiusi per lungo tempo.
Oltre ai ponti, una miriade di edifici millenari, che solo elencarli ci si impiegherebbe una vita, testimoniano la possibilità più che concreta di realizzare opere infrastrutturali ed edilizie capaci di resistere al tempo e alle intemperie.
Recentemente un team di ricerca americano dell’Università dello Utah e del Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab), grazie ad approfondite indagini a raggi x ha scoperto il motivo dell’indistruttibilità delle costruzioni di epoca romana. Secondo questa ricerca il segreto risiede perlopiù nel moto ondoso dell’acqua del mare che infiltrandosi nel calcestruzzo nel corso di secoli e secoli ha di fatto contribuito alla formazione di minerali, aventi composizione cristallina e dunque capaci di rinforzare e “cementificare” le strutture.
La tobermorite alluminiosa è proprio il nome di questo particolare minerale rilevato in seguito ai numerosi carotaggi condotti in seno al progetto ROMACONS tra il 2002 e il 2009. La ricetta originale del calcestruzzo non è purtroppo giunta fino ai giorni nostri, ma i ricercatori stanno cercando di replicarne le caratteristiche e le proprietà.
Il moderno calcestruzzo, oltrechè essere molto meno resistente ha anche un’impatto ambientale notevolmente più elevato, dato che per produrlo è necessario scaldarlo ad altissime temperature.
Non ci dimentichiamo che ciò che rese tanto potente l’Impero Romano fu proprio l’abilità delle tecniche costruttive e i progressi infrastrutturali legati in particolare all’utilizzo dell’arco. L’arco è una tecnica senza precedenti, che permise alle barche di passare sotto i ponti consentendo la realizzazione degli acquedotti sospesi.
Per i romani e per gli ingegneri attuali, il limite di snervamento di una struttura ad arco è molto al di là dei carichi realistici che la struttura stessa si troverà a sopportare nel corso della sua esistenza. Questi stessi principi che hanno reso l’arco così solido sono gli stessi che gli hanno consentito durare così a lungo. Quando una struttura creata da archi è sottoposta ad una serie di carichi che creano basse sollecitazioni e tensioni sui materiali, lo stress considerato nel lungo periodo è minimo, se non nullo.
Dal momento che i punti di rottura delle strutture ad arco sono così al di là dei valori di carico pratici, tendono a durare fino a quando la roccia o la struttura resiste agli agenti atmosferici il che significa un tempo molto lungo.
La scelta odierna di puntare all’utilizzo di materiali economici e apparentemente moderni, con le relative conseguenze ormai evidenti, ci mette di fronte alla nostra profonda presunzione. Tragedie come quella del Ponte Morandi ci suggeriscono la necessità di erigere opere infrastrutturali di qualità estrema e precedute da attente e scrupolose valutazioni. I nostri antenati possono fornirci numerosi consigli in merito. Non ci resta che osservare il corso della storia e le gesta dei nostri avi per comprendere al meglio l’oggi e il domani.