Un team di ricercatori Italo-egiziani ha rinvenuto in una tomba un’anfora contenente una massa biancastra. Le indagini effettuate dimostrano che si tratta di un mix di capra, pecora e mucca.
I ricercatori dell’Università di Catania e del Cairo, uniti in un team di ricerca, hanno pubblicato lo studio sulla rivista Analytical Chemistry, definendo la loro scoperta “il più antico residuo solido di formaggio delle storia”, rinvenuto in una tomba e risalente a 3200 anni fa.
Un mix di capra, pecora e mucca, che ci riporta in tempi antichi raccontandoci le abitudini alimentari e sociali del popolo egiziano di allora.
Durante gli scavi della tomba di Ptahmes, ai tempi un’importante funzionario a Saqqara, è stata scoperta un’anfora contenente al suo interno una massa solidificata biancastra. Grazie alle analisi biomolecolari proteomiche si è potuto accertare l’effettiva natura della materia rinvenuta. Inoltre l’indagine ha consentito di tracciare una sequenza peptidica attribuibile al batterio Brucella Melitensis, in gergo brucellosi, detta anche la febbre mediterranea.
Così la scoperta dell’archeo- formaggio ci fa stabilire con maggiore precisione il periodo di produzione casearia dell’Egitto e le annesse abitudini alimentari dei suoi abitanti.
Il metodo della “proteomica” in residui di cibo è ancora agli albori della sperimentazione e apre nuove frontiere di esplorazione dei reperti in tutto il mondo, fornendo ai ricercatori la possibilità di comprendere meglio gli usi e i costumi delle popolazioni studiate. Nel caso del funzionario Ptahmes, pare che il formaggio venisse considerato importante elemento da portarsi nell’aldilà. Non si sa mai che durante un così lungo viaggio possa venire fame alle anime in cammino!