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Aumento dei prezzi: la pasta registra un incremento del 14% nell’ultimo anno, ma resta un piatto conveniente

I pastifici registrano un incremento vistoso dei prezzi

L’Unione nazionale consumatori ha stilato la classifica dei prodotti alimentari che negli ultimi 12 mesi (da gennaio 2021 a gennaio 2022) hanno registrato il maggiore incremento di prezzo. Per redigere la tabella sono stati presi in considerazione i dati diffusi dall’Istat. Al quarto posto si inserisce il prodotto simbolo della cucina italiana, la pasta.  Abbiamo chiesto a un marchio leader di mercato i motivi di questo incremento. Ci è stato risposto che i pastifici hanno registrato un incremento vistoso dei prezzi a partire dalla seconda metà del 2021, con una frenetica crescita settimanale del costo del grano duro a causa del calo delle scorte mondiali e, contemporaneamente, un forte incremento dei costi di energia e dei materiali di confezionamento. Si tratta di aumenti strutturali e non speculativi che purtroppo continuano, per cui è difficile fare previsioni a breve e medio termine sul futuro dei listini. L’Italia produce grano duro ma non è autosufficiente, per cui importa dall’estero notevoli quantità (nel 2020 abbiamo prodotto solo il 60% circa del fabbisogno nazionale).

Anche Altroconsumo ha focalizzato l’attenzione sul prezzo della pasta, escludendo però qualsiasi collegamento tra gli aumenti degli ultimi mesi e i venti di guerra in Ucraina o le sanzioni contro la Russia. L’instabilità politica fra Europa e Russia comporterà probabilmente risvolti negativi sui prezzi ma ce ne accorgeremo nel prossimo futuro. Le confezioni che acquistiamo adesso nei negozi  sono preparate con la semola ottenuta da raccolti precedenti che hanno subito i rincari registrati nel 2021. Secondo Altroconsumo la pasta di semola venduta a 1,22 €/kg nel gennaio 2019 è balzata a 1,49 € nel gennaio 2022. Questo vuol dire che negli ultimi tre anni c’è stato un aumento complessivo del 22%. L’incremento maggiore però si è registrato nel 2021 con il 14%.

La percentuale si discosta rispetto a quella Istat, perché è ottenuta da un’elaborazione dei prezzi rilevati nella grande distribuzione da Iri Infoscan. Aumenti a parte, gli italiani continueranno a mangiare la pasta che, nonostante i rincari, resta un piatto poco costoso. Ne consumiamo circa 25 chili all’anno e, anche ipotizzando incrementi molto sensibili nel corso dei prossimi mesi per via della crisi Ucraina, l’aumento inciderebbe da 0,7 a poco meno di 1 € al mese a persona.

 

FONTE: IL FATTO ALIMENTARE https://ilfattoalimentare.it/aumento-dei-prezzi-la-pasta-registra-un-incremento-del-14-nellultimo-anno-ma-resta-un-piatto-conveniente.html

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