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Cipro, terra di sapori tra l’Europa e l’Asia

L’isola Stato ancora oggi ingiustamente divisa con la Turchia, è una meta ideale estiva. La ricca gastronomia va dal pesce ai cibi di alta montagna. Profumi e sapori mediterranei che già ricordano l’Oriente, storia, cultura e mare trasparente

Le sue coste alternano sabbie dorate a rocce bianche a picco sul mare turchese; nei campi, coltivazioni di frutta tropicale a Pafos, banane, ananas, avocado, mango; agrumeti mediterranei a Larnaka; erbe di montagna sui monti Troodos. Nello spazio di un giorno si visitano siti archeologici romani, chiese paleocristiane e nuovi locali della happy few internazionale.

Cipro è un microcosmo che tanto micro non è, con i suoi oltre 9.000 kmq, punta estrema dell’Europa incuneata in quella parte del Mediterraneo che ormai è Asia, Stato democratico che ancora porta le cicatrici di un recente passato tormentato. Un animus greco anche se Grecia non è, terra di conquista di Assiri, Egiziani, Persiani, Romani, Veneziani un tempo; Ottomani e Inglesi nel XIX e XX secolo.

La penisola di Akamas a nord-ovest è un paradiso di macchia mediterranea fittissima, carrubi, lentischi, eucalipti e un mare di ciclamini endemici fino a Capo Arnaoutis. I sentieri regalano ad ogni passo meravigliosi scorci sull’azzurro fra rilievi, strette gole, caverne, isolotti, il monastero medioevale abbandonato di Pyrgos tis Rigainas e spiagge dove depongono le uova le tartarughe. Nel verde s’incontra una piccola sorgente di acqua cristallina: è il bagno di Afrodite, dove la dea s’immergeva dando alle acque la prodigiosa capacità di far tornare vergini le donne.  E’ il luogo ideale per provare il pesce dell’isola perché Lakki è un tranquillo villaggio di pescatori di spugne e di pesce. Nelle trattorie si ordina il mezé, il tipico pranzo cipriota fatto di tante portate da condividere, di verdure e di pesce. Si inizia con le salse classiche, la taramosalata, fatta con uova di pesce in salamoia di coloro rosa pallido e la tahina a base di semi di sesamo da spalmare sulla pita, il pane rotondo cotto nel forno a legna. Si prosegue con i calamari fritti, croccanti e freschissimi, le cozze e i gamberi conditi con aglio e paprika, i polipetti bolliti.

Ma Cipro ha un cuore montano, perché il massiccio dei monti Troodos, con il suo personale Monte Olimpo, sfiora la ragguardevole altezza di 2000. Paradiso erboristico fatto di 800 piante diverse, l’ortica, l’aferula, i “capelli di afrodite”, la menta, la senape selvatica. Qui si beve un vino rosso fresco e agrumato, il Maratheftiko, fermentato nelle anfore di terracotta, come insegnavano i Romani. La cucina è quella delle famiglie, di ingredienti tradizionali come il montone al forno, le melanzane e i pomodori ripieni, i dolci tipici, il baklava e il kathymeri, una semplice pasta di farina con zucchero e cannella. Ad accompagnare il pasto, l’eliopita un pane di grano duro che durerà fino ad una settimana, impastandolo con le olive, il formaggio o cospargendolo con semi di cumino e sesamo. Dalla cagliata si fa l’halloumi, il formaggio di latte di capra tipico dell’isola. Si conclude il pasto secondo le tradizioni contadine con i lukumades, frittelle di farina di patata da mangiare cosparse di miele. Alcuni piatti sono la gustosa dimostrazione del sincretismo gastronomico fra Grecia e Turchia nella cucina cipriota: si mangia il bulgur, un grano spezzato di accompagnamento alle klefkedes, polpette di manzo con menta e cipolla, la lounza di maiale marinata al vino rosso, la moussaka, l’halloumi grigliato.

A Cipro alcuni cibi hanno una storia antica, quasi arcana; come il kolokasi, una radice del sud-est asiatico, la Colocasia Esculanta, che in Europa si coltiva quasi esclusivamente qui, tossica da cruda ma ottima cucinata col pomodoro. Arrivò sull’isola attraverso la via della seta, quando gli Ottomani occuparono Costantinopoli e i Veneziani presero una via commerciale alternativa verso la Siria, attraverso Cipro e Malta. I marinai Veneziani portarono sull’isola anche l’uso della Tsamarella, la carne essicata sotto sale e origano che si mangiava in nave, che qui divenne di capra, l’unica risorsa di proteine animali, e che oggi è presidio Slow Food.
 

 

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