(ANSA) – ROMA, 7 AGO – “La lupa è il simbolo di Roma ma, da un po’ di tempo, non fa dormire sonni tranquilli agli agricoltori dell’agro romano. Lupi sono stati avvistati al Parco di Appia Antica, a Maccarese, alla Riserva di Decima Malafede, in Bassa Maremma, ma anche ai Castelli Romani, e spesso hanno causato danni alle aziende agricole. Addirittura si sono registrati avvistamenti e predazioni a danno degli allevamenti, in linea d’aria, a pochi chilometri dal centro di Roma”. A lanciare l’allarme è il presidente di Confagricoltura Roma, Vincenzino Rota, sulla base delle segnalazioni, sempre più frequenti, che pervengono dagli imprenditori agricoli associati.
“La situazione è insostenibile – prosegue Rota – se si è giunti a questo punto è dovuto anche al fatto che il fenomeno è più esteso e, per certi versi, più drammatico; i danni alle aziende agricole (devastazioni ed uccisioni di capi di bestiame) vengono provocati anche e soprattutto da ibridi (cane/lupo o lupo/cane) e randagi”. “Il contenimento dell’incontrollata diffusione di tutti questi animali è urgente ed indispensabile – ha osservato il presidente di Confagricoltura Roma – la popolazione di lupi va attentamente monitorata e ricondotta nei suoi areali naturali, ma va affrontato e combattuto anche il fenomeno di ibridi e randagi”. “Confagricoltura Roma – conclude il suo presidente – è disponibile a fornire alle autorità il proprio contributo di idee e soluzioni per affrontare al meglio questa difficile situazione”.
Di un aumento degli attacchi o del numero dei lupi “non abbiamo notizie”: lo ha detto all’ANSA il professor Luigi Boitani, docente di Ecologia animale all’Università La Sapienza di Roma. “I lupi nei boschi intorno alla Capitale ci stanno da anni – spiega Boitani, esperto di questi predatori – a Tolfa, a Castel di Guido, ai Castelli. Il lupo è un animale che cammina.
Quando i giovani si disperdono dal branco, fanno centinaia di chilometri. Possono essere avvistati ovunque. Da quel che sappiamo, hanno fatto qualche danno al parco di Veio, ma non è una novità”. “In questo momento – ha precisato inoltre – manca un piano nazionale di gestione dei grandi carnivori”.