ROMA – Sale il livello di attenzione degli italiani nei confronti del pesce prodotto da allevamento sostenibile: il 52% dei consumatori si dichiara infatti disponibile a pagare un prezzo maggiore per prodotti di acquacoltura biologica. E’ quanto emerge da uno studio del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) condotta in collaborazione con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) e le associazioni dei consumatori sulle abitudini e le tendenze di acquisto e consumo di pesci, molluschi e crostacei allevati.
L’indagine, avviata nel 2017 e tutt’ora in corso ha raggiunto 8236 risposte. Tra le motivazioni della scelta del pesce da allevamento sostenibile – spiega una nota – c’è l’assenza di antibiotici durante il processo di allevamento (58%), un maggiore controllo lungo tutta la filiera (47%) e il basso impatto ambientale (34%).
Ad oggi i dati di mercato dell’intero settore “registrano – spiegano i ricercatori – un crescente interesse per il pesce da allevamento con oltre il 30% del campione che acquista prodotti di acquacoltura meno di una volta al mese e un 74% che consuma mediamente meno di 2 chili/settimana”.
La spesa per i prodotti di acquacoltura, per metà del campione, oscilla – segnala il Crea – fra i 20 e i 50 euro al mese, mentre i luoghi preferiti di acquisto rimangono supermercati (87%) e pescherie (42%) rispetto ai gruppi di acquisto, alla vendita diretta o anche online (0.4%). I prodotti allevati freschi sono invece quelli maggiormente acquistati (84%) rispetto a quelli surgelati, decongelati o in scatola.
Il pesce marino rappresenta il prodotto d’allevamento prevalentemente acquistato (77%), seguito dai molluschi (48%), crostacei (37%) e dal pesce d’acqua dolce (31%). La consapevolezza verso i prodotti allevati con metodi sostenibili, tra i quali i prodotti biologici, è tradotta in una modalità di acquisto da parte del campione interpellato in maniera saltuaria (23%) o acquistati spesso (5%).