CAGLIARI – Pastori sardi nuovamente sulle barricate per salvare il loro lavoro che rappresenta un pezzo importante dell’economia dell’Isola. Dopo la vertenza latte, ancora aperta con il tavolo di filiera in prefettura a Sassari dopo una prima intesa raggiunta sulla griglia dei prezzi, ora l’attenzione si sposta sulla carne d’agnello, soprattutto quello certificato Igp. In vista della Pasqua, cresce la richiesta e i commercianti stanno già ritirando il prodotto nelle campagne, “ma il prezzo pagato ai pastori è basso”, denuncia Gianuario Falchi, uno degli allevatori protagonista della trattativa sul latte. “E’ un’altro fronte che prima o poi scoppierà, come accaduto per il prezzo del latte”.
Oggi, secondo i dati ufficiali di Ismea Mercati, sulla piazza di Cagliari gli agnelli vengono ritirati a 2,20 euro al chilo e rivenduti all’ingrosso a 5,50. A Macomer (Nuoro) la forbice va dai 2,35 euro all’origine ai 4,10 all’ingrosso, poi però in alcune macellerie il prezzo lievita sino a 8 euro. E nelle due settimane precedenti alla Pasqua il prezzo salirà ancora.
“Invece ai pastori solo briciole – attacca ancora Falchi – poi però arrivano in Sardegna agnelli da altre parti: per questo chiediamo più garanzie per noi allevatori e per i nostri prodotti e maggiori controlli”.
Come accaduto per il latte i pastori faticano a rientrare nei costi di produzione. “Un agnello viene venduto quando pesa circa 7-8 chili e a questi prezzi il guadagno è di circa 16-17 euro – spiega Falchi – ma l’agnello ha succhiato circa 25 euro di latte prodotto dalla pecora e a questo occorre aggiungere i costi per il mangime, per il fieno del giaciglio e già così siamo in perdita. Vorremmo, invece, che il nostro lavoro sia pagato. Ora la corda è troppo tirata: credo che qualcuno non abbia imparato niente dalla vertenza sul latte”.