ROMA – Imbocca la strada del riconoscimento istituzionale ma punta subito a valorizzare la tradizione del vino ”rosa” nelle carte dei vini dei ristoranti, anche con formati magnum, l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano, Rosautoctono, presentato oggi al ministero delle Politiche agricole, che raccoglie, da Nord a Sud, sei Consorzi di tutela delle denominazioni di origine (Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato). La compagine mette in rete sei Consorzi, caso unico in Italia, per una produzione di oltre 20 milioni di bottiglie.
”Per competere a livello internazionale – ha detto il neo-presidente dell’istituto Rosautoctono, Franco Cristoforetti – abbiamo capito che non bastava essere portatori di una storia bimillenaria e aver raggiunto altissimi livelli qualitativi. C’è bisogno di una strategia comune, trasversale a tutto il Paese, e per questo abbiamo deciso di fondare un Istituto che rappresenta un traguardo storico, perché ha come fine prioritario quello di favorire una promozione unitaria e rafforzata, dentro e fuori dai confini nazionali, offrendo al comparto una spinta decisiva”.
L’auspicio del primo presidente del neonato Istituto, Cristoforetti (numero uno del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino) è ”una carta dei vini al ristorante che introduca l’indicazione “vino rosa” che poi contempli sia le produzioni italiane, sia i rosé francesi insieme agli altri stranieri. Intanto l’adesione a Rosautoctono ha dei paletti molto chiari: l’utilizzo di uve autoctone a bacca nera. Non possiamo escludere gli spumanti – ha precisato il presidente Cristoforetti – ma in alcuni territori rappresentano piccoli numeri.
Il rosa non deve necessariamente essere indicato in etichetta o nei disciplinari di produzione, ogni territorio ha la sua tradizione, dal Chiaretto al Cerasuolo ad esempio. In Italia va creata una cultura di consumo per una produzione finora perlopiù sconosciuta. Primo obiettivo dell’Istituto – ha concluso – non è la serie A, ma trovare per il vino rosa dignità e valore di mercato con un lavoro di filiera che contempli anche la catena distributiva”.
Tra gli intervenuti anche Luciano Nieto, Capo Segreteria Tecnica Ministro (Mipaaft), che, oltre a portare i saluti e l’apprezzamento del ministro Gian Marco Centinaio, ha fatto un plauso a iniziative come l’Istituto: “Fare sistema in Italia è molto difficile. Anche il settore del vino sta mostrando qualche criticità, bene dunque lo sforzo di volontà per creare valore nel vino”.