ROMA – “Se le indiscrezioni circa le misure di distanziamento previste dal governo, con una persona ogni 4 metri quadri, venissero confermate, i ristoranti italiani perderebbero in un sol colpo 4 milioni di posti a sedere, ovvero il 60% del totale”. Così la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi che ha fatto il calcolo sulla base delle dimensioni medie dei locali. “Noi abbiamo dato la nostra disponibilità da settimane a discutere di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e possiamo anche valutare, se necessario, di installare delle paratie tra un tavolo e l’altro”, dice Aldo Cursano,vicepresidente vicario di Fipe -.. Ma il governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali dello stesso tavolo. Altrimenti avremmo ristoranti con solo tavoli da uno”. La Fipe ha simulato anche altri due scenari. Se il governo decidesse di distanziare i tavoli di 4 metri lineari l’uno dall’ altro, la perdita di posti a sedere sarebbe di 3,5 milioni, ovvero la metà dei 7 milioni attualmente disponibili nei ristoranti italiani. Se invece si optasse per i 2 metri di distanza tra i tavoli, senza distanziamento tra i commensali allo stesso tavolo, la perdita sarebbe del 30% dei coperti. “Quest’ultimo è l’unico scenario sostenibile – sottolinea Cursano -, il solo in grado di permettere agli imprenditori del settore di continuare a lavorare, magari recuperando una parte dei posti a sedere persi, occupando lo spazio al di fuori dei locali. Mi auguro che sia il governo sia i presidenti delle Regioni tengano bene a mente questi calcoli prima di prendere una decisione definitiva”.
Filiera Italia, sos effetto domino per il protrarsi della chiusura dei ristoranti
Il protrarsi della chiusura del canale ristorazione “sta provocando un effetto domino sull’intera filiera agroalimentare italiana con crolli di produzione fino al 40% del settore del vino, del 45% dei formaggi tipici e del 35% dei salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell’intera filiera”. Così il consigliere delegato Luigi Scordamaglia che ritiene necessario far ripartire subito la ristorazione con regole rigide ma applicabili, per non far chiudere l’80% dei ristoranti italiani e sostiene l’allarme lanciato dal comparto riunito nel progetto #FareRete con 29 realtà associative (più di 100.000 associati).
“Imporre distanze eccessive tra clienti così come procedure di sanificazione complesse e l’utilizzo di divisori in plexiglass vuol dire non voler far riaprire i ristoranti”, sottolinea il comparto della ristorazione in una nota, prendendo le distanze dalle notizie che dice “stanno rimbalzando su tutti i media.”
“Se queste notizie pubblicate dalla stampa trovassero corrispondenza nelle linee guida in emanazione – si legge ancora – avrebbero come conseguenza la chiusura permanente di oltre l’80% dei locali presenti nel nostro Paese.”
“Servono urgentemente misure pertinenti alla realtà esistente. Chiediamo al Governo di consultarci prima di emanare le nuove disposizioni, coinvolgendo rappresentanti della ristorazione al tavolo decisionale. A poche ore dall’emanazione del Decreto Legge ribadiamo anche la necessità che vengano previste misure di finanziamento a fondo perduto, destinate specificamente alla ristorazione e vincolate all’acquisto di prodotti alimentari italiani”, conclude Gianluca De Cristofaro parlando a nome del progetto #FareRete.