OpenTable ha indagato il rapporto degli utenti del Bel Paese con il web quando si tratta di decidere dove mangiare fuori: più di un italiano su dieci (14%) decide di provare un nuovo ristorante in base alle raccomandazioni di un influencer!
In una società orientata alle nuove tecnologie, dove le informazioni in tempo reale sono protagoniste, le persone si trovano spesso in difficoltà nel prendere una decisione “semplice” come scegliere dove mangiare. I gusti molto variegati e la ricerca dell’esperienza unica sono alla base della scelta degli utenti: ciascuno cerca qualcosa di autentico e personalizzato. Ma come si informano e cercano ispirazione oggi gli italiani alla ricerca di un ristorante? OpenTable, la piattaforma leader nella prenotazione di ristoranti a livello globale, ha voluto scoprirlo analizzando i suoi dati sulle abitudini degli avventori del Bel Paese.
Quasi 1 italiano su 3 si lascia ispirare dai social: di questi l’85% trova spunti su Facebook e il 67% su Instagram
La modalità con cui i consumatori prendono le proprie decisioni in fatto di food è cambiato nel corso degli ultimi anni e continua a farlo. In particolare, secondo la recente indagine di OpenTable, emerge che benché il passaparola e i consigli di amici, colleghi e famigliari rimangano ancora la fonte primaria di ispirazione degli italiani – vale per oltre la metà di loro (64%) – il web ha un’influenza massiccia. Infatti, quasi la metà dei rispondenti del Bel Paese (47%) considera le recensioni online di altri avventori lo strumento guida nella scelta del posto giusto, mentre quasi un terzo (30%) si lascia ispirare dai social media: canale che le donne sembrano preferire, con ben 7 punti percentuali in più rispetto agli uomini. Per questi appassionati di social, il più apprezzato è Facebook, al primo posto con l’85% delle preferenze – quelle femminili salgono addirittura all’87% – seguito da Instagram (67%), che pare essere particolarmente amato dagli uomini (70% vs. 64% delle donne). Chiude il podio YouTube, utilizzato per trovare ispirazione solo da circa un terzo degli italiani (32%), soprattutto uomini (la percentuale sale fino al 41% delle preferenze).
A conferma del loro ruolo di trendsetter, in questa fotografia delle fonti di ispirazione degli italiani alla ricerca del luogo ideale dove mangiare non mancano blogger e influencer: infatti, uno su due li segue perché “parlano” di cibo, pubblicano contenuti relativi al mondo gastronomico e postano foto di pietanze e ristoranti che hanno provato. Questo interesse si traduce poi per il 14% dei rispondenti in esperienza: è questa infatti la fetta di persone che ammette di aver scelto un locale per emulazione del proprio influencer del cuore.
In questo scenario l’importanza della reputazione online è ormai cruciale e imprescindibile e risulta altrettanto fondamentale l’approccio dei ristoratori verso la rivoluzione digitale perché abbraccino il cambiamento per raggiungere gli “avventori 2.0” ma anche a favore di una semplificazione nella gestione della loro attività.
“La rilevanza di web, social media e recensioni è un fenomeno da prendere in considerazione affinché ristoratori quanto avventori possano compiere le proprie scelte in maniera semplice e fluida. Per aiutare gli utenti nel processo decisionale, consideriamo le recensioni particolarmente rilevanti. Gli avventori OpenTable contribuiscono con oltre 1 milione di recensioni al mese in tutto il mondo, fruibili in lingua locale e verificate, solo gli utenti che hanno cenato possono lasciarne, afferma Adrian Valeriano, Vice Presidente, EMEA, di OpenTable. “Se i ristoratori necessitano un supporto nella gestione e nella crescita del proprio business e un contatto con un’audience sempre più consapevole, gli avventori richiedono un ricco ventaglio di proposte culinarie, convenienza, prenotazioni garantite e un luogo dove «sentirsi a casa». Per noi è indispensabile conoscere profondamente i nostri partner e i nostri utenti, raccoglierne desiderata e preferenze e tenere monitorate le evoluzioni del settore per poter adeguare i nostri servizi, strumenti e funzionalità con l’obiettivo di renderli sempre più idonei a indirizzare le specifiche esigenze.” conclude Valeriano.