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“I prodotti di nicchia venduti solo nei territori d’origine”

“Solo in questo modo si può creare un potente volano anche per il turismo, oltre a far conoscere le meraviglie d’Italia”, dice Davide Paolini, patron di Gourmandia, che si conferma tra i migliori appuntamenti del buon cibo artigianale

Santa Lucia di Piave (Treviso) – Il gastronauta Davide Paolini, regista di Gourmandia – 200 artigiani del gusto di tutta Italia presenti fino a lunedì 14 maggio con le loro eccellenze alle Fiere di Santa Lucia di Piave – descrive senza mezzi termini a Corrierequotidiano.it luci e ombre dell’agroalimentare italiano. Un settore apparentemente in buona salute (200 miliardi il fatturato annuo) ma che necessita di stare al passo con la rapida evoluzione del mercato.

Barilla, Ferrero e Lavazza sono le uniche grandi industrie alimentari ancora in mano a italiani, e Ferrero produce semmai alimenti da dopocena e da dopopranzo, o da intrattenimento. Lavazza è l’esempio di come rimaniamo grandi trasformatori di materie prime, ma è inspiegabile perché non esista allora, nel mondo, una caffetteria italiana”. Così come, aggiunge Paolini, non esiste una catena internazionale di ristorazione davvero italiana, con materie prime italiane: quelle che vanno oggi per la maggiore, Tagliatelle e Vapiano, sono paradossalmente in mano a romeni e tedeschi, non usano prodotti italiani né hanno personale italiano.

Altra grande carenza è una grande distribuzione organizzata italiana, sul modello, ad esempio, della francese Auchan. Se non si lavora su caffetteria, ristorazione e distribuzione l’agroalimentare italiano, una vera e propria icona che attrae i consumatori di tutto il mondo, resterà in un collo di bottiglia”.

Ulteriore problema è una certa incapacità, del tutto italiana, di fare “marca”, cioè di unire le forze e penetrare stabilmente con incisività nel mercato mondiale come avviene per Bourgogne, Champagne Bordeaux. In altre parole, in Italia ci sono molti brand di eccellenza ma poche o nessuna marca, se si fa eccezione per il Prosecco che è fenomeno mondiale, ma presenta oggi un eccessivo ampliamento delle zone di produzione. “Dop e Igp, nati come marchi di garanzia e genuinità, necessitano di una revisione” precisa Paolini. “Si sono allargate troppo le maglie, i consorzi sono troppi e i prodotti artigianali e biodiversi, capaci di creare indotto e ricchezza nel territorio, ne soffrono. Ho una proposta: vendere i prodotti di nicchia, presenti in ogni angolo d’Italia e praticamente impossibili da esportare per quantità e materie prime limitate, esclusivamente nella zona di origine. Si creerà così un volano per il turismo e si faranno conoscere territori bellissimi e misconosciuti”.

Ma cosa s’intende per prodotto artigianale? “Un prodotto per il quale si investono tutte le possibili energie salvaguardando la qualità e la non riproducibilità, con la conseguente difesa dai numerosi cloni del made in Italy. Ho creduto in questo già 14 anni fa creando a Firenze Taste Pitti, e poi Milano Golosa: arrivarono buyers da tutto il mondo e molti produttori sono cresciuti grazie a questi eventi”.

Intanto Gourmandia procede verso l’ennesimo successo di pubblico: tra sabato e domenica si sono svolti gustosi show cooking e sono stati consegnati premi a produttori e ristoratori. Uno dei più significativi, quello per la miglior cantina di Alpe-Adria, è andato al ristorante “Da Nando” di Mortegliano (Udine), un esempio della sapiente e tradizionale ristorazione italiana a gestione familiare che incontra, purtroppo, tutte le difficoltà legate alla burocrazia e al costo delle materie prima. Ivan Uanetto, il titolare, ha presentato con lo chef Loris Bearzi un piatto a base dello speciale tartufo nero che ancor oggi si raccoglie nel territorio dell’antica foresta lupanica che si estendeva dal fiume Livenza all’Isonzo, sul confine orientale.

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